Salvini avvisa Tria, minaccia la crisi e lancia l’adunata di maggio dei sovranisti europei a Milano
“A metà maggio faremo una grande manifestazione delle forze sovraniste dei paesi dell’Unione Europea a metà maggio a Milano, in piazza Duomo”. L’annuncio di Matteo Salvini arriva mentre percorre il suo tour a Vinitaly accolto da un bagno di folla, nel rilanciare la sua ferma volontà di “cambiare l’Europa” con Marine Le Pen e gli altri leader della destra. Ma intanto il leghista prepara il vertice sovranista di domani, all’hotel Gallia, dove Orban e la Le Pen non ci saranno.
Il manifesto sovranista del Gallia
“Verso l’Europa del Buonsenso! – Towards a Common Sense Europe!”. Un’insegna blu – con la scritta in italiano e inglese, che lascia intravedere le bandiere di Finlandia, Germania, Italia e Danimarca e lo slogan “I popoli rialzano la testa'”. Questa la scenografia dell’Hotel Gallia, per la conferenza stampa di lancio delle europee di Matteo Salvini, prevista per domani. Un programma di circa un’ora, con quattro interventi, con traduzione simultanea in tedesco e inglese, prima parlerà Salvini, poi i tre alleati europei: il tedesco Jorg Meuthen (Afd), il finlandese Olli Kotro (Finns Party) il danese Anders Vistisen (Dansk Folkeparti).
Nella location milanese, Salvini spiegherà la strategia per dare l’assalto al fortino europeo. La sua sarà una
chiamata alle armi. “Vogliamo cambiare radicalmente questa Europa, col buonsenso e la concretezza che stiamo dimostrando al governo in Italia. Tutti gli storici alleati al Parlamento europeo mi hanno dato l’onore di
appellarmi alle altre forze politiche che condividono la nostra visione e un comune obiettivo: un’Europa che metta al primo posto i popoli e non burocrati, banchieri, buonisti o barconi“, ha detto alla vigilia dell’evento Salvini. Spiegando come “oltre agli amici che da anni combattono al nostro fianco, avremo il piacere di lavorare con nuovi partiti di altri Paesi già alla conferenza di Milano di questo lunedì. E tanti altri arriveranno nei prossimi giorni”. Ma a Milano i colpi di ‘mercato’ si dovranno limitare ai tedeschi di Afd, ai finlandesi di Fp e ai danesi di Df, i primi dentro all’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, gli altri due in Ecr, Conservatori e
riformisti europei, lo stesso gruppo dove si trova Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Il leader della Lega, con loro, lancerà il suo messaggio sovranista, per arrivare a una nuova Europa. Poi si tesseranno nuove alleanze, con la mission (quasi impossibile) di riuscire a portare a casa accordi con i polacchi di Jaroslaw Kaczynski e di attrarre nell’universo sovranista quell’Orban che resterà nel Ppe, ma che potrebbe inclinare l’asse dei popolari verso destra.
La minaccia a Tria e al M5S
Intanto, sul fronte interno, il vice premier Matteo Salvini minaccia il M5S, chiede il rispetto del contratto di governo e parte all’assedio del ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Nel Def la riduzione fiscale dovrà essere sicuramente inserita”, ha scandito il leader del Carroccio dalla cerimonia inaugurale del Vinitaly di Verona, dopo che il titolare di via XX settembre nei giorni scorsi aveva ‘post-datato’ il secondo step della flat tax alla manovra di
settembre e non al Documento di Economia e Finanza atteso in Cdm martedì, insieme al dl Crescita e alle norme sui risparmiatori truffati. Ma il nodo degli sgravi nel Def non è l’unica incombenza che grava su Tria. Restano infatti criticità sul dl Crescita, approvato salvo-intese giovedì scorso, e sul caso dei rimborsi, domani al centro di un incontro tra le associazioni interessate, il premier Giuseppe Conte, Tria e probabilmente il ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio. A quanto apprende l’Adnkronos, sul dossier rimborsi il ministro potrebbe proporre domani una soluzione di compromesso tra i paletti richiesti dall’Ue e il rimborso di oltre il 90% delle vittime, con un lieve rialzo del’asticella del reddito per ottenere il ristoro automatico al di sopra dei 35mila euro inizialmente proposti. Passando al fronte fiscale la strada è in salita. La prudenza del Mef sull’opportunità di inserire i tagli nel Def è dettata dai più che ridotti margini di manovra dei conti italiani, a meno che non si
trovino le risorse in corrispondenti rialzi fiscali.