Sanremo, la Vanoni: «Mina direttore artistico del Festival? Un’idea che non mi piace»
La Musa della “mala” milanese contro la “Tigre di Cremona“. Per quanto tutto lombardo, il derby tra due delle più amate e riverite signore della canzone italiana – Ornella Vanoni e Anna Maria Mazzini, in arte Mina – si sta disputando a Sanremo. Anzi, su Sanremo. E non poteva che essere così, considerate le “forze” in campo. Per carità, niente a che vedere con le polemiche sguaiate cui ci ha abituati la polemica politica degli ultimi anni, ma frecciatine quelle sì, lanciate con perfida eleganza a volte sotto forma di amnesie improvvise e in altre pescando nell’album dei ricordi.
La Vanoni intervistata a Un giorno da pecora
Complici i rumors che indicherebbero in Mina il nuovo direttore artistico del Festival. Solo rumors, appunto, ma sufficienti scatenare i pruriti di chi, come i mattatori di Un giorno da pecora, la trasmissione Rai di Radio1, sanno bene dove trovare il pepe da spargere sulle proprie pietanze. E di pepe la Vanoni ne ha lasciato cadere in abbondanza. A lei l’idea di Mina nuovo direttore artistico di Sanremo proprio non scende giù: «Non mi piace – risponde -, bisogna partecipare, essere presenti, esser li». Potrebbe farlo da casa, le fanno notare. «Certo ma mi sembrerebbe strano. Magari – concede – sarebbe un fatto clamoroso, ma non lo trovo giusto». E se lo avessero proposto a lei? «Non avrei accettato – risponde – perché con questo ruolo hai a che fare con scelte che non sono le tue». Parole che non indicano una vera rottura, ma dalle quali neanche trapela la grande amicizia d’un tempo. «È passato tanto tempo», sospira Ornella. E pensare che è proprio di Mina la canzone che più la lega ad un suo amore.
Dalla Tigre di Cremona nessuna replica
Peccato che il tempo trascorso abbia annebbiato la memoria: «Ora – lascia cadere con nonchalance – non ricordo il titolo». Chissà, forse la mitica Grande Grande? Macché! «Quella – ricorda – non la cantai, anche quando mia madre mi disse che sarebbe stato un grande successo. Le risposi: mamma, ma Grande Grande si capisce cosa vuol dire, non capisci che è volgare?». Passi la “mala”, ma non il doppio senso. Crede – le chiedono – che si riferisca a…quella cosa lì? «Un po’ si secondo me…», risponde. C’è il tempo per un altro rimpianto: «Se avessi incontrato Gino Paoli (suo grande amore, ndr) 20 minuti prima avrei fatto Il cielo in una stanza. L’ha cantata prima Mina». Ma solo perché «lui ancora non mi conosceva». È il graffio finale. In attesa del ruggito della Tigre.