“A chi Alain Delon? A noi!” Che goduria l’etichetta di fascista al più bello del cinema
E se il fascismo diventasse bello? Come Alain Delon, per esempio? Forse pensava proprio a lui Sylvia Plath quando ad un’amica scrisse che, in fondo, «ogni donna ama una fascista». È un po’ ne è convinta anche un’icona del femminismo senza frontiere come Natalia Aspesi che ha maternamente rimbrottato le erinni di Women and Hollywood impegnate in un corpo a corpo con la giuria del Festival di Cannes che non ne vuol sapere di revocare ad Alain Delon il Leone d’oro alla carriera, nonostante le stesse erinni di cui sopra lo “accusino” di essere «amico di Jean Marie Le Pen e quindi fascista». «È fascistissimo, ma cambiate bersaglio», ha avvertito la Aspesi dalle colonne di Repubblica. Difficile darle torto. Ai simboli non si fa la guerra. Soprattutto se, come Delon, evocano desideri inconfessabili e mai sopiti rimpianti. La scrittrice non lo dice, ma lo fa capire: sarebbe un autogol prestare al “mostro fascista” il volto, ancorché invecchiato, di un divo che ha fatto sognare ad occhi aperti milioni di donne. Mica come lo sfratto corrivo di un minuscolo editore dal Salone del libro di Torino. Ma ormai l’assist involontario è partito e sarebbe un delitto non schiacciare la palla: inchiodiamo perciò Delon alla croce del fascista e portiamolo in processione. Sì, il protagonista del Gattopardo è più “nero” di Calimero. Gli piacciono solo le donne, aborrisce le nozze gay e userebbe il lanciafiamme contro chiunque se ne vada in giro per il mondo a caccia di uteri a noleggio. È virile, individualista, adorabile canaglia quanto basta per alzarsi di mezza spanna sulle anonime masse di mezze maniche e travet. Se ne intravede il temperamento sullo sfondo dei versi della Plath: «Ogni donna ama un fascista lo stivale sulla faccia / e il cuore brutale / di un bruto a te uguale». Già, perché il fascismo non è un’ideologia, ma uno stato d’animo. Un assetto interiore estremo, e perciò eretico, che viene fuori nei momenti straordinari, rivoluzionari, di «eccezione» direbbe Carl Schmitt. Infatti, non è per tutti anche se dorme in ciascuno di noi. Quando si desta dà alla testa, ma è proprio allora – vero Sylvia Plath? – che si fa adorare dalle donne. Alain Delon, uno di noi.
Le femministe piuttosto pensassero a come certi islamici trattano le donne.
Bellissimo articolo!