A destra cresce la cultura. Ma non fatelo sapere ai trinariciuti come Christian Raimo
Non sono libri al rogo anche quelli di Christian Raimo? Dovrebbe insorgere la stampa, la cultura nazionale, chiunque abbia a cuore un briciolo di libertà e persino quel brav’uomo di Sergio Mattarella. Perché le liste di proscrizione messe nero su bianco su un post affidato alla rete fanno rabbrividire. Scoprirle da uno che tra le tante e forse troppe cose che gli sono affidate, fa anche il consulente del Salone del Libro (nella foto con il suo idolo Cesare Battisti) di Torino è grave. Anzi, faceva, perché ieri sera ha dovuto fare fagotto e dimettersi. Bollare come neofascisti e razzisti un gruppo di giornalisti, scrittori, editori non di sinistra è surreale. Può scrivere solo chi sta di là, pare di capire. Il resto al rogo, appunto. Parti rovesciate.
Noi non ci stiamo e vorremmo leggere lo stesso rifiuto sul Corriere della Sera o su Repubblica. Ma il politicamente corretto impedisce ai giornaloni di schierarsi dalla parte del diritto di tutti alle idee. Persino quando il luogo è dedicato alla cultura, al libro, alle pagine. Vedremo come commenteranno la fuga di Raimo. Non ci rassegniamo alla violenza di chi addita il nemico. Perché abbiamo già conosciuto la stagione dell’odio nel nome dell’intellettualismo rosso. L’antifascismo militante non nacque a caso in questo paese.
Non ci rassegnamo all’ostracismo
I trinariciuti vorrebbero l’ostracismo per la cultura libera. Ma si illudono che ci si possa rassegnare. La parola destra è stata sdoganata dopo decenni di battaglie (e di martirio). Se ci riconosciamo in una Patria è perché c’è stato chi ha combattuto (e vinto) la guerra delle parole. E ora arriva un Raimo qualunque a spiegarci com’è la vita?
Certo, chi pratica la teoria dell’egemonia culturale nella società non può tollerare finalmente si sia liberato il pensiero non conforme. Si illude, magari, di poter bloccare la crescita di idee alternative quando si balocca di fronte alle trasmissioni di una Rai che ancora non mostra quella gran parte di società stufa dell’eredità tardosessantottesca. Ma ormai nella rete dilaga il rifiuto della paura e fioriscono tante case editrici che non hanno più timore di pubblicare a destra.
Del resto, parliamo di un soggetto molto particolare, messo ad amministrare cultura in un municipio rosso di Roma e che quando ha tempo libero twitta per la libertà di Cesare Battisti. E vorrebbe impartire, costui, lezioni di buona creanza culturale.
Non riuscirà a farsi odiare, come vorrebbe, Christian Raimo. Al massimo raggiungerà le più alte vette della commiserazione pubblica e qualche applauso dalle fecce peggiori che circolano nei centri sociali. Oppure andarsene, come ha dovuto fare ieri sera.
Propone l’esilio…
Vorremmo dire a Nicola Porro, che ha giustamente scatenato l’indignazione di tanti su questo figuro, che chi auspica l’amnistia mentre mettono le manette ai polsi di Battisti, non poteva dire altro. “Sono per abolire l’ergastolo, ha scritto Raimo, sono contro il carcere per chiunque”. Ma predica l’esilio per chi manifesta, con i libri e non solo, idee esattamente contrarie.
Se non se ne fosse andato da solo, qualcuno lo avrebbe sicuramente accompagnato alla porta del Salone del Libro, uno così, altro che fare da consulente per poi sparare a zero contro chi non gli sta simpatico. Perché se questo signore, che la sinistra romana premia con un assessorato alla cultura, continua a sparlare contro il nemico, non ci si dovrà meravigliare se qualcuno dovesse prenderlo alla lettera contro chi mette alla gogna. Abbiamo già versato troppo sangue. Irresponsabile.
In un mondo pieno di orrore, se pur si vive in un paese civile, non si può pretendere libertà incontrollata. I diritti sanciti dalla natura ancor prima della costituzione, vanno rispettati da tutti, ( non fare all’altro ciò che a te non piace), così, solo il rispetto reciproco può portare ad una vera libertà.