Crolla la nuova icona della sinistra: Mimmo Lucano prende solo 21 voti a Riace

28 Mag 2019 10:37 - di Stefania Campitelli

Neanche i familiari più stretti, gli amici, i compagni di scuola. Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace icona della sinistra, paladino dell’accoglienza senza se e senza ma, è stato votato da 21 persone. E per un voto è fuori dal consiglio comunale della cittadina calabrese dei Bronzi, chiamata alle urne oltre che per le europee anche per le comunali.

Flop di Lucano, è fuori dal consiglio comunale

Proprio così, un bottino imbarazzante per l’eroe del progressismo “antisovranista”, per il campione anti-Salvini,  assurto agli onori della cronaca per il suo esperimento-laboratorio di trasformare Riace in un centro di accoglienza a cielo aperto in barba alle direttive del ministero dell’Interno. I suoi concittadini lo hanno sonoramente bocciato e con lui la retorica del buonismo. Non solo la sua lista non esprimerà il primo cittadino, ma lui stesso, da ex sindavo, non entrerà in consiglio comunale. La lista in cui si è candidato Lucano, “Il cielo sopra Riace”, guidata dal suo ex assessore ai Lavori pubblici Maria Spanò, è arrivata  solo terza, e avrà un seggio con 320 voti. La vittoria è andata alla lista guidata da Luigi Trifoli, ufficialmente una civica che però ospita più di un esponente leghista, compreso il segretario della locale sezione di “Noi con Salvini”, Claudio Falchi.

Riace volta pagina

A nulla sono valsi gli spot della sinistra, le comparsate in televisione, i peregrinaggi a dispensare perle di saggezza in giro per l’Italia, le conferenze alla Sapienza di Roma. L’uscita di scena di Lucano è  la fine di un’era con un sconfitta anche personale dal forte impatto simbolico. La Riace degli sbarchi senza controllo, dei centinai immigrati clandestini a ciondolare per le strade sarà presto un ricordo. Non si aspettava un tonfo del genere l’ex primo cittadino, ancora in regime di divieto di dimora per il suo coinvolgimento in un’inchiesta della Procura di Locri per irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza. «Eravamo sicuri di potercela fare», commenta come un pugile suonato dal suo esilio di Caulonia, «guardando indietro non mi pento di niente, politicamente rivendico tutto quello che ho fatto. Sicuramente ci sarà stato qualche errore di valutazione, che vorrei evitare, ma le mie idee non cambiano. Chi dice che io avrei pensato più ai migranti che ai riacesi sbaglia». Ma le urne con quei miseri 21 voti dicono l’esatto contrario. Il modello Riace, finito da alcuni mesi al centro di un’inchiesta per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità di gestione, è stato sonoramente bastonato.

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