
Dazi, Trump fa sul serio: tariffe aumentate su tutte le importanzioni dalla Cina
Dopo la rappresaglia, la controrappresaglia. Pechino ha sciolto la riserva ieri, annunciando l’aumento dei dazi su 60 miliardi di dollari di prodotti americani importati. Una risposta, per certi versi misurata e guardinga, alle misure precedentemente annunciate dall’amministrazione Trump, con l’aumento, scattato già venerdì scorso, dal 10 al 25 per cento delle tariffe su 200 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina. E ora Trump rilancia avviando le procedure necessarie ad estendere i dazi a tutti i circa 540 miliardi di dollari di prodotti cinesi importati.
Dopo il contrattacco di Pechino sui prodotti made in Usa
Per il Washington Post si tratta di una «potenziale scossa sismica per l’economia globale», che porterà ad un aumento dei prezzi su tutti i prodotti di uso quotidiano, dai cellulari agli occhiali da sole, dalle videocamere alle televisioni. Ma i toni apocalittici del giornale non sembrano convincere più di tanto. Secondo l’economista Ian Shepherdson – citato dal quotidiano americano – gli investitori continuano a vedere la possibilità di un’intesa tra Washington e Pechino. Del resto, prima che i negoziati si interrompessero, lunedì lo stesso Trump aveva parlato di un accordo al 95 per cento. Shepherdson, tuttavia, non esclude che la situazione potrebbe richiedere l’intervento personale dei due presidenti.
Trump e Xi Jinping si vedranno a fine giugno
Un appuntamento fra Trump e il cinese Xi Jinping è di fatto già fissato al 28 e 29 giugno, quando i due presidenti si vedranno al summit dei leader del G20 a Osaka, in Giappone. E anche questa circostanza sembra confermare più l’analisi di Shepherdson che l’allarme del Wp. La ritorsione di Pechino, infatti, sembra ritagliata su quella precedentemente adottata da Washington. Ma la tagliola cinese non solo “intrappola” solo 60 miliardi a differenza dei 200 colpiti dalla decisione della Casa Bianca, ma concede alle merci made in Usa tempi più lunghi lunghi di quanto quella americana non abbia fatto con quelli made in China. È l’indizio che Pechino ha necessità di trattare, ma anche che Washington vuol solo tirare la corda.