I lavori che gli italiani non vogliono fare: lo stupro, il delitto, lo scempio del corpo…
Innocent Oseghale è un lurido assassino. E Pamela Mastropietro ne è stata vittima. Vittima di una follia omicida. Possiamo aggiungere di una cultura? Quando ieri l’accusa presso la Corte di Assise di Macerata ha chiesto l’ergastolo per il criminale nigeriano abbiamo respirato. Perché viviamo la tragedia di quella ragazza come per una figlia nostra, martirizzata in maniera orribile. E ascoltando il pm, mettiamo in fila lo stupro e il delitto. Il delitto e lo scempio del corpo. Morte e distruzione. Nella mafia nigeriana – dice chi se ne intende – queste sono alcune delle pratiche di iniziazione. Potremmo amaramente aggiungere che sono i lavori che gli italiani si rifiutano di fare…
Certo che ci sono criminali nati e cresciuti da noi che stuprano le donne. Poi ci sono quelli che le ammazzano. Ma è davvero complicato trovare tanta crudeltà tutta assieme in reati di questo genere commessi da italiani. Negli archivi qualcosa c’è, ma è impressionante il numero di delitti così efferati che portano alle responsabilità veri e propri escrementi umani che vengono dall’Africa.
Poverini, che ne sanno…
Disse una nota – per forza… – avvocatessa di Salerno che non possiamo pretendere che chi viene da laggiù possa sapere che queste cose da noi non si possono fare. E invece sono bestie, che noi accogliamo con tanto spirito caritatevole. Loro ci ripagano stuprando e ammazzando le nostre donne: è una modalità di affermazione di una supremazia territoriale. Nella storia è successo tante volte.
Noi ci chiediamo, mentre a Macerata risuona la voce del pubblico ministero che pronuncia la parola ergastolo, dov’è in questo momento chi grida al razzismo, quelli che manifestano sempre a senso unico. Quelli che sono felici se viene beccato un italiano a commettere reati.
A fine mese ci sarà la sentenza. Se la tesi dell’accusa sarà confermata, sapremo che quel nigeriano alla sbarra ha ammazzato Pamela a coltellate e poi l’ha fatta a pezzi. Con un lavoro da professionista, il maiale.
Il criminale nigeriano
Ha detto il magistrato: “I fendenti sono state inferte nel corso del raptus omicida da Oseghale. Gli altri tagli, invece, sono stati eseguiti successivamente, nel tentativo di occultare il corpo”. Sì, c’erano sostanze stupefacenti nel corpo di Pamela, ma non certo un’overdose. E l’asportazione dei genitali della ragazza va “interpretato come univoco segno di interesse a cancellare tracce di rapporti sessuali”.
Oseghale l’ammazzata perché Pamela voleva scappare. Non intendeva essere l’oggetto sessuale del nigeriano. Lui le ha dato due coltellate al fegato e l’ha mandata all’altro mondo. Poi il lavoro da macellaio.
In tanti si domandano se uno così abbia diritto di campare ancora e se davvero si farà l’ergastolo se a quella pena sarà condannato dalla magistratura giudicante. Negli archivi giudiziari ce ne sono diversi, di criminali stranieri. Oseghale non è l’unico. L’Italia non merita l’accusa di xenofobia se comincia a difendersi rifiutando l’ingresso di chiunque sul territorio nazionale. Non vogliamo più rischiare lo stesso destino di Pamela per le nostre ragazze. Non è razzismo, ma difesa del nostro diritto alla sicurezza. Soprattutto perché c’è una parte del Paese – l’altra parte del Paese – che fatica ad appiccare la parola criminale sul muso di un nigeriano che l’orrore ce l’ha nelle viscere.
Mi dispiace scrivere cose che potranno sconvolgerVi. Ho letto ipotesi peggiori: le mutilazioni sarebbero collegate a pratiche aberranti di vampirismo e cannibalismo, diffuse dai negri anche nel nostro Paese.
Caro Dottor Storace, dissento solo per un sostantivo dal suo articolo sul nigeriano che ha massacrato Pamela. Lei definisce “follia omicida” quello che è una manifestazione della cultura dei nigeriani. Quella cultura dalla quale avremmo tanto da imparare, secondo la Boldrini e la sinistra al caviale. Ho vissuto cinque anni in Sud Africa, prima che prendessero il potere i neri e prima che iniziasse lo sfacelo di quella terra stuipenda, con oro, diamanti, agricoltura, pesca e turismo. E istruzione per i neri. So di cosa parlo.
Cordiali saluti,
G. Pacini
ergastolo?????? pena capitale, per codesto soggetto e per tutti coloro che hanno la spudoratezza di difenderlo.
Altro che ergastolo. In certi casi ci vorrebbe la pena di morte.
Non so che aggettivo dare a quel criminale. Non ergastolo in una cella dove mangia e dorme ma lavori forzati nutrendosi di quello che riesce a coltivare…in una isola circondata da squali…