I partigiani si stanno estinguendo e l’Anpi scatena polemiche perché non ha più senso
Nell’antifascistissima polemica che investe in questi giorni il Salone del LIbro di Torino compare l’Anpi, insieme con una manciata di scrittori in cerca di celebrità perché semisconosciuti al grande pubblico (a parte lo storico Carlo Ginzburg) . La presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani , Carla Nespolo, ha infatti annullato la sua partecipazione per «l’intollerabile presenza al Salone della casa editrice Altaforte che pubblica volumi elogiativi del fascismo oltreché la rivista Primato nazionale, vicina a CasaPound e denigratrice della Resistenza e dell’Anpi stessa». È assai improbabile che questa annunciata defezione getti nello sconforto gli amanti della lettura e coloro che si apprestano a visitare il Salone di Torino: non risultano particolari meriti editoriali attribuibili all’Anpi.
L’Anpi come soggetto politico
In realtà la notizia+è che al Salone del Libro era prevista la presenza dell’Anpi e questa polemica offre a tale associazione un’ulterore occasione di visibilità. Da qualche tempo l’assocazione partigioni non perde occasione per attaccare tutto ciò che sa, anche lontanamente, di destra e sovranismo.E ciò non solo in relazione alle ricorrenze storiche, ma anche a temi odierni come l’immigrazione. Di pari passo con l’estinzione, per motivi biologici,, degli ex partigiani sta avvenendo una sorta di trasformazione dell’associazione che rappresenta quelli d’ispirazione comuista: l’Anpi è diventata un vero e proprio soggetto politico che partecipa attivamente alla polemica quotidiana: i “nuovi partigiani” (giovani, meno giovani e un po’ anzianotti) si sentono autorizzati a intervenire su tutto e di più.
L’ideologia dell’anifascismo fu inventata dai comunisti
Ciò ha in reatà poco a che fare con gli scopi specifici dell’associazione (la custodia delle memorie resistenziali). L’antifascismo accentua pertanto il suo carattere di strumentalità politica. I tal senso, più che veicolare l’antifascismo in sé, i”partigiani” dell’Anpi veicolano l’ideologia dell’antifascismo, che rappresenta una della tante invenzioni del vecchio Pci: l’antifascismo, cioè, non come variante dell’antitotalitarismo, ma come variante della lotta di classe. Per i comunisti di una volta l’antifascismo si identificava con la sinistra in quanto tale: ne conseguiva che scattava immediata l’accusa di fascismo o di neofascisno per chiunque contestasse i dogmi poltico-ideologici stabiliti a suo tempo dal partito comunista. Fa oggi le spese di questo meccanismo, tra gli altri, Matteo Salvini, pur non avendo nulla a che fare né con il fascismo né con l’antifascismo. Ma anche così l’Anpi non ha più senso: l’ideologia dell’antifascismo è stata travolta nel naufragio generale dell’ideologia comunista. Continua ad senso invece che l’Anpi si limiti a parlare di storia, come peraltro fanno le altre associazioni partigiane (non comuniste) che non partecipano mai alla polemica politica, limitandosi, come è giusto che sia, alla rievocazione del passato e alla testimonianza dei valori che le ispira.
Verita’ sacrosanta, come si puo’ essere degli antifascisti con solo 30 o 40 anni di eta’ anagrafica ed essere delle persone competenti in materia non avendo idea del vero passato. Personalmente con le mie 79 primavere non mi azzardo a giudicare su quel passato data l’eta ( 5 anni ) quindi, cari giovani dedicatevi a leggere la storia e dimenticate di giudicare, non ne avete ne la stoffa ne il diritto di farlo, al massimo potete opinare e farvi una vostra idea cercando di essere coerenti e imparziali.
Come già scritto quando un’associazione non ha più effettivi deve essere sciolta ma chi poi si becca 100.000 Euro anno dallo Stato?