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Il Pg su Battisti: non è stato estradato ma espulso, l’accordo con il Brasile non vale

Cronaca - di Roberto Frulli - 17 Maggio 2019 - AGGIORNATO 17 Maggio 2019 alle 18:44

Quella di Cesare Battisti non è stata un’estradizione ma un’espulsione e l’accordo con il Brasile non vale: nel corso dell’incidente di esecuzione di fronte alla Corte d’Assise d’appello di Milano, il Procuratore Generale Antonio Lamanna definisce assolutamente corretta la procedura seguita per riportare in Italia il leader dei Pac che il 4 ottobre del 1981 evase dal carcere di Frosinone grazie ad una clamorosa azione di guerra di sette terroristi vestiti da carabinieri.

Condannato definitivamente all’ergastolo per 4 omicidi commessi alla fine degli anni ’70, e fermato in Bolivia, a Santa Cruz lo scorso 12 gennaio dopo essere fuggito dal Brasile, Cesare Battisti, attraverso il suo legale, Davide Steccanella, chiede che venga ritenuto valido l’accordo di estradizione tra l’Italia e Brasile firmato dall’ex-ministro della Giustizia italiana, l’esponente Pd, Andrea Orlando: «Non chiedo lo sconto di pena ma l’applicazione della legge, perchè pena da scontare non vuol dire sconto di pena» dice l’avvocato difensore di Battisti chiedendo, in ragione di quell’accordo che il Pg Lamanna non ritiene, invece, valido, di commutare la pena definitiva dell’ergastolo inflitta all’ex-terrorista, ora in carcere in Sardegna dopo una lunga latitanza. Trenta anni che, al netto del periodo di detenzione già sofferto, scenderebbero a 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.
«Peraltro – aggiunge il legale spiegando, così, la memoria presentata nel corso dell’udienza – nessuno di tutti gli altri militanti Pac ha scontato più di 27 anni di carcere e infine si tratta di persona di 65 anni quindi più di 20 anni anche volendo è difficile che possa scontarli».

«La presa in consegna di Cesare Battisti presso l’aeroporto internazionale di Santa Cruz – scrive nella memoria difensiva depositata davanti alla Seconda Corte d’Assise di Milano il difensore dell’ex-terrorista dei Pac – non può definirsi giuridicamente conseguente a una estradizione boliviana, né ad una espulsione legittima da parte di quello Stato», ma deve intendersi nella sostanza come «una consegna diretta allo Stato richiedente di persona già estradata, in virtù dell’accordo estradizionale sottoscritto, il 6 ottobre 2017, dallo Stato italiano con lo Stato del Brasile, a firma dell’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando».

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di Roberto Frulli - 17 Maggio 2019