“La leggenda di Indro”, omaggio a Montanelli a Tg2 Dossier
Tutto da vedere il nuovo appuntamento di domani su Rai2 con Tg2 Dossier che propone la puntata dal titolo, “La leggenda di Indro”, dedicata a Indro Montanelli, il principe del giornalismo italiano del Novecento, a centodieci anni dalla nascita. In 70 anni di carriera, dai primi anni Trenta sino alla morte, avvenuta nel 2001, Montanelli ha scritto oltre 50mila articoli, senza considerare romanzi, pamphlet, saggi storici, opere teatrali e sceneggiature. Sempre in uno stile chiaro e inimitabile, comprensibile a chiunque. Non è stato solo un importante testimone del “secolo breve”, ma anche un protagonista, capace d’ incidere nella storia italiana, amato da tanti e da altrettanti odiato – non a caso, quando si dice nomen omen, il padre socialisteggiante lo aveva battezzato anche Schizogene, vale a dire “generatore di contrasti”.
Montanelli, bestia nera per i progressisti
Una bandiera per i liberal-conservatori e una bestia nera per i progressisti. Il dossier, attraverso i ricordi di chi lo ha conosciuto (Roberto Gervaso, Marcello Foa, Vittorio Feltri, Michele Brambilla, Massimo Fini, Alessandro Sallusti, Giancarlo Mazzuca, Massimo Bertarelli, Alberto Malvolti e Paolo Di Paolo), ne racconta la vita (dall’avventura coloniale in Eritrea all’attentato delle Br e allo scontro con Berlusconi); la carriera giornalistica (dall’Universale di Berto Ricci al Corriere della Sera di Paolo Mieli e di Ferruccio De Bortoli, con la fondazione di due quotidiani, Il Giornale e La Voce); le corrispondenze dalla Finlandia e dall’Ungheria, gli impareggiabili ritratti dei personaggi della politica e della c ultura, l’impresa della fortunatissima “Storia d’Italia”, esempio unico nel nostro Paese di grande divulgazione.
Il Montanelli privato
Tg2 Dossier analizzerà anche i lati privati dell’uomo, dal profondo legame con il borgo natio, Fucecchio, alle crisi depressive di cui soffrì per tutta la vita, dal carattere burbero ma generoso alla passione per le belle donne. «Se io rinascessi rifarei quello che ho fatto. Mi considero uno degli uomini più fortunati del mondo – affermava Montanelli- perché ho fatto il mestiere che mi piace fare». E poi ancora: «Le ideologie non hanno nessun valore per me. Per me hanno valore i principi. Ci sono dei principi fondamentali dai quali non si può derogare. Quanto alle ideologie io mi tengo le mani libere». Indimenticabile il suo commento quando morì Giorgio Almirante: «Se ne è andato l’unico italiano al quale si poteva stringere la mano senza sporcarsi.