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Non c’è solo il pupazzetto di Zorro, ma anche la terrazza fatata di Emma Bonino…

Non c’è solo il pupazzetto di Zorro, ma anche la terrazza fatata di Emma Bonino…

Politica - di Redazione - 19 Maggio 2019 - AGGIORNATO 20 Maggio 2019 alle 11:39

Si è parlato molto della prima pagina del libro su Matteo Salvini della giornalista Chiara Giannini: un incipit in cui il leader della Lega veniva definito il più desiderato dalle donne italiane e in cui veniva citato l’ormai famoso furto del pupazzetto di Zorro. Una pagina derisa e vituperata, dopo che il libro era stato escluso dal Salone del Libro di Torino perché edito da una casa editrice, Altaforte, emanazione di CasaPound. Fotografata e ospitata in decine di bacheche anti-Salvini, quella pagina è assurta a emblema di come non si fa un’intervista.

Ma è davvero l’unico caso e proprio  un caso che riguarda un leader di destra? A leggere l’intervista a Emma Bonino apparsa sul settimanale Sette del Corriere – a pochi giorni dal voto europeo – sembrerebbe proprio di no. Anche qui non mancano i toni elegiaci, in alcuni punti fastidiosamente mielosi, e neanche i riferimenti alla vita privata dell’intervistata.

Ecco l’incipit, che è già tutto un programma: “Vive arroccata su una terrazza magica che “vola” sui tetti del centro di Roma, come un tappeto fatato. L’ascensore si apre e il visitatore trattiene il fiato, scioccato dall’abbraccio di un’immensa cupola di San Pietro e dall’esplosione di buganvillee, margherite, clematidi e azalee. «Bello, vero?», ti accoglie Emma Bonino, con l’immancabile turbante esotico e la sigaretta tra le dita”. Quindi è la Bonino, descritta come “la politica più longeva della nostra scena pubblica. Nessun’altra in tempi recenti ha inciso quanto lei”, a parlare delle sue ansie rivoluzionarie: “Potrei vivere senza curare le piante e anche senza il mare. Ma senza fare politica radicale non potrei vivere, è quello che mi muove. Perché sono sicura che sia possibile, anche solo di un centimetro, cambiare il mondo”.

Anche Emma è stata una donna desiderata, ma il Corriere di lei lo può dire, altri invece non devono azzardarsi: “Raccontano che sia stata una femme fatale e che tutti i colleghi di partito fossero innamorati di lei. Vero? «Abbastanza, sì. Prima di incontrare i Radicali ero una contadinotta cicciottella, ma non male. Io sono piemontese, poco fisica. Nun m’abbracciate, nun me baciate, nun me toccate. Gli uomini? Se sono sprucidi come me, funziona»”. E prima ancora è stata una bambina amata, che oggi mostra le sue foto da piccola alla giornalista: “Qui sono io, con il vestitino rosso e i calzettoni fatti all’uncinetto dalla mamma. Mi mettevano anche la coccarda”.

Anche questa è un’intervista. E il bello è che la si può leggere se uno è interessato, oppure ignorarla, proprio come il libro su Salvini, senza bisogno di bacchettare chi lo ha intervistato.

 

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di Redazione - 19 Maggio 2019