Non ha più senso che il governo Conte resti in piedi: e’ guerriglia quotidiana
Prima o poi dovrà arrivare il momento della dignità. I sette giorni che Conte ha dato al sottosegretario Siri sono una schiaffone alla Lega che difende il proprio uomo. E un oggettivo favore alla linea di Di Maio che ne pretende la cacciata per l’accusa di corruzione.
Difficile credere che Salvini sapesse della svolta impressa dal presidente del Consiglio. Magari fingeranno persino di aver concordato i toni, e non certo i contenuti. Il leader della Lega ha sibilato “me lo dovranno spiegare”.
La domanda che ci si pone, in questo clima di sfiducia totale tra i membri della maggioranza, è come faranno ad andare avanti. Certo, c’è chi – nonostante tutto – continua ad alzare il vessillo dell’assenza di alternative all’attuale governo. Ma questo fino a quando può giustificare la persistenza di una condizione di totale instabilità visto che ormai la lite è quotidiana è praticamente su tutto? Ogni giorno ci sono provocazioni e hai voglia a non rispondere. L’Italia guarda, osserva e non è detto che la verità che viene dai sondaggi sia ancora quella reale. Perché un paese non si governa con la guerriglia quotidiana.
Sarà che negli anni anche altri ci sono passato da innocenti, ma a che serve restare al governo in questa situazione? Vale per Siri, bersaglio quotidiano più dei Cinquestelle che dell’opposizione ed è davvero significativo. Ma anche per Salvini che seppure sulla cresta dell’onda non potrà più sfuggire a questa guerra di nervi che Di Maio ha cercato tenacemente. Tanto più che lo stesso presidente del Consiglio comincia ad usare un atteggiamento sprezzante: “Le dimissioni si danno o non si danno”, è stata la risposta durissima a Siri che le aveva annunciato entro un paio di settimane.
La sorte del governo, in un paese normale, sarebbe segnata. Ma l’Italia ormai è soggetta ad una recita in cui la parola fine non si capisce chi la scriverà. È una pantomima.