Perché è entrato nella storia il gesto di Almirante che onora la salma del nemico Berlinguer
Chi è Pierluigi Battista? I lettori del “Corriere della Sera” lo leggono spesso e sanno che lui è l’opinionista principe del quotidiano di via Solferino. Ha scritto numerosi saggi. Ma il popolo della Fiamma lo conosce soprattutto per via di un suo libro di successo, Mio padre era fascista, un testo che è insieme una confessione sofferta ed un’analisi, che definirei junghiana, sul rapporto di amore-conflitto fra un genitore e un figlio che, nelle scelte e nelle convinzioni politiche, si schierarono su fronti ideologici opposti. Entrambi sanno infine ritrovare, nell’archetipo indistruttibile dell’amore filiale, un legame identitario, che si nutre della comune vocazione anticonformista e del culto etico della Verità. Due “intellettuali irregolari”, in fondo, quel genitore e quel figlio. Lo scopriamo, rileggendo un testo dello stesso Battista-figlio, “I conformisti”. “Gli intellettuali “irregolari” – scriveva – in fondo sostengono cose molto semplici e lineari… sono spiriti irrequieti e caparbi, che amano dare risposte chiare agli interrogativi che generalmente i conformisti sono inclini a disertare”.
Lunedì, sul Corriere, Battista ha ricordato ai suoi lettori il “gesto” che Giorgio Almirante , il 12 giugno del 1984, mise in atto recandosi, senza scorta, alle Botteghe Oscure a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer. Battista cita il passo tratto dall’Iliade che Antonio Padellaro ha scelto come epigrafe al suo libro “Il gesto di Almirante e Berlinguer”. La riflessione lirica di Omero sull’incontro di Achille con Priamo canta ed esalta “la grazia suprema delle guerre, e l’amicizia che sorge nei cuori di nemici mortali”. Un passo bellissimo che si attaglia meravigliosamente, sulle ali immortali della poesia, a quel “gesto”, penetrandone il significato più profondo, colmo di un valore universale e non occasionale. Quel significato che non potrà mai essere compreso dai poveri di spirito, accecati dal fanatismo di parte, incapaci di attingere alla complessità dell’animo umano, che si palesa con la sua verità sofferta anche nelle pieghe delle guerre più atroci. Quel “gesto” rivela un significato profondo, “un battito d’ali” che tocca la sfera dei simboli ed entra perciò nel regno attonito del mito. Il leader del Msi e il capo dei comunisti si erano già incontrati in segreto quattro o cinque volte, mentre si consumava in Italia la ferocia degli Anni di piombo. Almirante e Berlinguer si accorsero che era davvero impossibile non fare un “gesto” per scongiurare altro sangue, altra morte, ed evitare il collasso definitivo delle istituzioni . Portarono entrambi, con quel ”gesto”, un contributo non irrilevante al consolidamento della democrazia in Italia.