
Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare: scontro Usa-Russia sul Venezuela
Mentre la revoluciòn venezuelana innescata da Juan Guaidò sembra non aver trionfato, almeno per ora, il gioco si fa duro: il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, uno tra gli uomini èpolitici più vicini al presidente Vladimir Putin, ha detto al suo omologo americano Mike Pompeo in una conversazione telefonica che “l’ingerenza Usa negli affari interni del Venezuela” è una violazione del diritto internazionale e lo ha messo in guardia sul fatto che ulteriori passi “aggressivi” di Washington nel Paese latinoamericano comporterebbero “conseguenze gravi”. Lo riferiscono le agenzie russe Interfax e Tass. Lavrov si riferisce probabilmente ai cinquemila marinesn che da qualche settimana sono in Colombia, ai confini col Venezuela, pronti a intervenire.
Intanto si apprende, riferisce l’agenzia Ansa, che è di almeno un morto, un ragazzo di 24 anni, e 59 feriti il bilancio degli scontri di ieri in Venezuela. Lo riportano i media locali citando dati del Foro Penal. Intanto il presidente ad interim Guaidò ha detto che continueranno le proteste “con più forza che mai” in tutto il Paese contro il governo del presidente Nicolas Maduro. “Oggi continuiamo”, ha scritto su Twitter Guaidò, condividendo le informazioni sui 15 principali punti di concentrazione delle proteste che si terranno a Caracas. “Andiamo avanti con più forza che mai, Venezuela”, ha aggiunto.
Un’azione militare degli Usa in Venezuela “è possibile. Se necessario è quello che faranno gli Stati Uniti” per restaurare la democrazia anche se preferirebbero una transizione pacifica del potere. Lo ha detto il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ammonendo le truppe e le milizie cubane affinché “cessino immediatamente le operazioni militari e di altro genere allo scopo di causare la morte e la distruzione della Costituzione venezuelana, imporremo un embargo totale sull’isola di Cuba, insieme a più sanzioni”.