Sylos Labini: “Stavolta vi raccontiamo il bello di essere sovranisti”
“Belle e sovrana”, è il titolo del nuovo numero di Cultura Identità dedicato a tutte le declinazioni del sovranismo. Fondato da Edoardo Sylos Labini e diretto da Alessandro Sansoni, #CulturaIdentità viene distribuito gratuitamente in tutta Italia, in allegato al quotidiano il Giornale, il primo venerdì di ogni mese.
Edoardo Sylos Labini, come vi è venuto in mente di fondare un giornale cartaceo quando ormai tutto viaggia in Rete?
«È una scelta artistica. Nell’epoca del web, delle piattaforme Rousseau, della politica a colpi di post su Facebook. In un’epoca dove si punta a sostituire con la finta democrazia da tastiera la gente in carne ossa, facciamo una scelta rivoluzionaria. La scelta di uscire in edicola con 32 pagine di carta è appunto una scelta artistica. Ci sono dei contenuti che rimarranno nel tempo, la carta rimane, ingiallisce. Non svanisce nel tempo di un Tweet».
Questo numero dedicato al sovranismo esce il 3 maggio, festa dei Santi Filippo e Giacomo. Una festa che un tempo si celebrava sul calendario il primo maggio. La festa del lavoro li ha scalzati. In fondo è una data paradigmatica?
«È vero. Vediamo gli effetti della cultura post sessantottina in ogni ambito della vita pubblica. Hanno imposto la battaglia di pochi facendola diventare la battaglia di tutti. Effettivamente, lo stesso concertone del primo maggio ne è la prova. Hanno imposto Bella ciao come inno ufficiale. E guai a metterlo in discussione».
Chi è il vostro nemico principale?
«Diciamo che i nostri avversari sono il politicamente corretto e il fighettismo».
Cultura e identità sono due parole che in Italia si sono andate indebolendo nel tempo…
«La sinistra ha presidiato il settore, la destra se n’è proprio dimenticata. Eppure l’industria culturale pesa economicamente. Parliamo di 250 miliardi all’anno, pari al 16,7 per cento del Pil italiano. Ma è un settore in mano alla sinistra nei settori chiave. La sinistra ha usato il mondo dell’arte per fare propaganda».
Qualche esempio?
«L’accordo è semplice, ti schieri a sinistra e in cambio ti faccio presentare il festival, ti faccio fare contratti milionari, ti dò la direzione dei teatri principali. Sei non sei di sinistra sei fuori».
In questo numero di Cultura Identità
La parola d’ordine di questo numero è “Sovranizzare”. Cosa troveranno i lettori nelle vostre 32 pagine?
«Ci sono gli editoriali di Stefano Zecchi, Paolo Corsini, Diego Fusaro, Lyaura Tecce, Nuccio Bovalino, abbiamo i contributi di alcuni fra più interessanti intellettuali europei. Da Robert Steuckers, co-fondatore della Nouvelle Droite con Alain De Benoist ad Henri de Grossouvre, esperto di geopolitica di fama mondiale, oltre a Vladimiro Bottone, uno dei maggiori romanzieri italiani di successo. C’è spazio per una mia intervista allo chef Carlo Cracco, al campione di rugby Andrea Lo Cicero».
C’è anche il viaggio tra le sovraniste europee che smonta il clichè sui sovranisti brutti sporchi e cattivi…
«Esattamente. Abbiamo già intervistato nel numero precedente Giorgia Meloni, che è la sovranista italiana per eccellenza. Stavolta l’itinerario attraversa l’Europa. Ci sono francesi, tedesche, svedesi, italiane, belle e vincenti. Donne come Lorella Cuccarini, Marion Le Pen, Anabel Schunke che sfatano i luoghi comuni».
Possiamo dire che la cultura di destra ha da quattro mesi una nuova casa?
«Possiamo dirlo con orgoglio. L’estetica è nuova, contemporanea, pop. Se i politici sovranisti e di centrodestra vogliono dedicarci attenzione, possiamo indicare loro la rotta. Anzi, la vogliamo indicare. Tenendo come stella polare un concetto molto semplice. A noi non serve la politica. Alla politica servono gli intellettuali».