
Umbria, psicodramma Pd sulle dimissioni della Marini: le accettiamo? Ma anche no
La confusione regna sovrana nel Pd. E’ durato mezzora l’intervento in aula della presidente dimissionaria del Pd della Regione Umbria Catiuscia Marini . Un lungo intervento in alcuni momenti interrotto dalla dalle lacrime. Uno psicodramma. Non voleva schiodarsi dalla poltrona la governatrice, fin dalla caduta della “tegola” sulla Sanità umbra che ha travolto il Pd. Ma la tirano ancora per le lunghe i suoi stessi colleghi di partito. Il Pd fatica a trovare una “quadra”.
Umbria, il Pd non vuole abbandonare le poltrone
Il centrosinistra fa fatica a trovare una posizione comune tra chi propone di tenere il fortino umbro fino ai ballottaggi e chi ritiene più dignitoso uscire di scena subito. Così il gruppo si è chiuso in conclave. A circa un’ora dal momento fissato per la convocazione del consiglio regionale nessun consigliere di centrosinistra si era presentato in aula. La governatrice aveva consegnato la lettera di dimissioni alla presidente del consiglio il 16 aprile ed in 21 giorni il Pd e i partiti di centrosinistra non sono riusciti a trovare una posizione comune da tenere in Aula al momento del voto. In mattinata c’è stata la riunione dei capigruppo per stabilire l’iter dei lavori. È stata depositata anche una mozione da parte del centrosinistra in cui si respinge la prospettiva di uno scioglimento immediato del consiglio. Insomma, una situazione rocambolesca.
Dimissioni Marini, il Pd tenta di resistere
Siamo ai limiti del ridicolo. Ora l’Assemblea dovrà decidere se accettare o respingere le dimissioni della Marini. In quest`ultimo caso la presidente avrà 15 giorni di tempo per decidere se confermarle o meno. Insomma, si sta discutendo sulla procedura delle dimissioni della Marini. Che il Pd sia attaccato alle poltrone si evince dal fatto che fino a ieri non sapevano che pesci prendere: «Valuteremo come votare sulle dimissioni della Marini, dopo avere conosciuto il contenuto della sua lettera. Il gruppo Pd non ritiene comunque di avere esaurito il suo mandato. Anche perché nessun consigliere è stato toccato dall’indagine» sulla sanità. Insomma, la parola d’ordine è: resistere.