Venezuela, anche l’ambasciatore in Italia scarica Maduro: non mi mandano più i soldi per l’affitto
Proseguono le prese di posizione internazionali sulle parti in lotta in Venezuela: “Puntiamo ad aumentare la nostra cooperazione con il governo ufficiale del Venezuela guidato dal presidente ad interim Juan Guaidò e a ricostruire i legami con i funzionari venezuelani”. Lo scrive su Twitter il consigliere di Donald Trump per la Sicurezza nazionale, John Bolton. E ovviamente i palesitnesiscelgono l aparte avversa, anche per affinità ideologica: una manifestazione si è tenuta oggi davanti alla rappresentanza diplomatica del Venezuela a Ramallah, in Cisgiordania, per esprimere sostegno al presidente Nicolas Maduro in occasione del primo anniversario della sua rielezione alla guida del Paese sudamericano. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, durante la manifestazione, alla quale hanno preso parte anche politici e religiosi, i partecipanti hanno sventolato bandiere palestinesi e venezuelane e impugnato cartelli con le immagini del leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e del presidente venezuelano, Nicolas Maduro. I dimostranti hanno condannato le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto al Venezuela. Prendendo la parola durante la manifestazione il membro del Comitato centrale di Fatah, Jamal Muheisen, ha spiegato che scopo dell’evento è mandare un messaggio di solidarietà al popolo venezuelano. “Siamo fiduciosi che il sostegno dell’esercito e del popolo del Venezuela alla loro legittima leadership e al presidente Nicolas Maduro sventerà le trame americane per umiliare il mondo intero”, ha affermato.
Se ne va l’ambasciatore venezuelano: senza stipendio da mesi
Tuttavia per Mauro c’è un segnale preoccupante: i suoi ambasciatori iniziano a scaricarlo. L’ambasciatore venezuelano in Italia, Isaias Rodriguez, ha annunciato la decisione di abbandonare il suo incarico in una lettera indirizzata al presidente Nicolas Maduro. Giorni fa Rodriguez, che nella missiva esprime “immenso rispetto per la battaglia valorosa combattuta” da Maduro “contro l’impero declinante” – aveva annunciato in conferenza stampa che la sede diplomatica – in virtù delle misure adottate a livello internazionale contro il regime di Caracas – non aveva più il denaro per pagare i salari e l’affitto. “La sua causa, che è la mia, mi ha trattenuto come un campo di forza, come una calamita”, scrive l’ex presidente venezuelano nella lettera di rinuncia. “Con fede assoluta mi sono aggrappato al chavismo, ma sono arrivato a capire che non posso trasformare l’acqua in vino, o resuscitare i morti”. “Ho visto molto marketing accanto a lei e anche accanto a Chavez”, scrive ancora l’ambasciatore. “La gente si battezza sempre, ma non si libera mai dei suoi peccati”. “Voglio che sappia, presidente, che sono e sarò al suo fianco. Ma spiritualmente. È il mio turno di essere nonno, e non voglio morire senza svolgere questo compito che è stato ritardato dalla politica. Mi iscrivo alla Forza Spirituale delle Operazioni Speciali per i Nipoti”, prosegue annunciando di voler “raccontare e scrivere le storie di questo periodo, vissuto dal 1998 alla data in cui sottoscrivo questa lettera”. “La fede, presidente, è una lezione, ma anche una scelta. Non ho nulla da rimpiangere: sono stato felice di regalarmi una delle più belle cause della vita: la libertà del mio paese. Volevo essere un compagno fedele e non un adulatore dilettante e timoroso”. Giorni fa l’ambasciatore aveva reso noto di dover tre mesi di affitto per la sede diplomatica e aveva detto che undici dipendenti dell’ambasciata non percepivano più stipendio da quattro mesi, si legge sul sito Infobae.