Ai grillini va male anche quando fanno gli avvoltoi. Devono far dimenticare De Vito
Appollaiati come avvoltoi, ai Cinquestelle non pareva vero di poter festeggiare un arresto altrui. E stamane hanno avuto quello che cercavano con le manette ai polsi di Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, coinvolto in una brutta inchiesta di ‘Ndrangheta legata non alla sua attività politica ma a quella lavorativa.
Quando hanno appreso che Caruso apparteneva a Fratelli d’Italia hanno scatenato il loro blog, la rete, e tutti i loro militonti per tentare di scalfire la moralità di Giorgia Meloni.
Che certo non aspettava da loro insegnamenti su come ci si comporta in questi casi. La scuola resta quella di Almirante: chi sbaglia paga e se è dei nostri condanna doppia. E ha messo Caruso alla porta. Fuori da Fdi.
Il problema, per il mondo pentastellato, è far dimenticare Marcello De Vito, che era presidente del Consiglio comunale di Roma.
Differenze: Caruso non lo conosce nessuno, De Vito lo conoscevano tutti.
Caruso stava a Piacenza, De Vito nella Capitale d’Italia.
Caruso è accusato di affari sporchi nel suo lavoro, De Vito di aver utilizzato la sua funzione pubblica nei traffici in urbanistica.
Il garantismo resta fondamentale a destra per pretendere processi giusti e non sconti. Quindi nessun dubbio da parte della Meloni di fronte all’arresto. Perché un partito formato da migliaia di militanti e votato da milioni di italiani non si ferma se uno compie reati nel suo posto di lavoro.
La coscienza sporca ce l’ha e se la tiene chi non è capace di cogliere le differenze. I Cinquestelle hanno problemi con la giustizia ovunque governano, in qualunque amministrazione locale, e hanno il coraggio di aizzare i loro sempre meno numerosi supporter contro gli avversari politici. Sarà restituito loro abbondante pan per focaccia.