All’ospedale di Chivasso un crocifisso in ogni stanza. E la sinistra impazzisce
Reazioni scomposte, a sinistra, per la decisione dell’ospedale di Chivasso di mettere un crocifisso in ogni stanza. La scelta è stata comunicata dal direttore del presidio, Alessandro Girardi, con una lettera interna in cui si spiegava che «a partire dal 10 giugno e a seguire verranno posizionati presso tutte le stanze di degenza del presidio i crocifissi. Si raccomanda la massima disponibilità di accesso, affinché la manutenzione possa svolgere in tempi brevi il posizionamento». Un testo pubblicato sulla sua pagina Facebook da Silvio Viale, medico noto per le posizioni abortiste e storico volto dei radicali, candidato alle ultime europee con +Europa. «C’è sempre qualcuno più salviniano di Salvini… Chissà se farà mettere anche un rosario appeso ai letti. Il messaggio è chiaro: se vieni in questo ospedale non ti resta che affidarti a Cristo», ha scritto Viale, dando il via a una polemica politica del tutto strumentale pur di attaccare il crocifisso.
Il «film» del consigliere di Leu
Ancora più esplicito di Viale è stato il consigliere regionale di Leu del Piemonte, Marco Grimaldi, che sulla vicenda – come lui stesso ha scritto a sua volta su Facebook – s’è fatto un vero e proprio film. Rilanciando la foto della lettera di Girardi, Grimaldi ha spiegato che «mi sono immaginato questo film: noi perdiamo le elezioni, il Dott. in questione manda questa lettera per attirare l’attenzione, noi polemizziamo e lui si fa difendere da chi le ha vinte». «Più della laicità, dei decreti regi, delle tante sentenze mai definitive su questa vicenda, ciò che è penoso è questo meccanismo. Bacia il rosario, appendi il crocifisso e, il giorno stesso, magari spiegaci anche che la colpa di questa crisi è di chi scappa dalla guerra e dalla miseria. Non ci rassegneremo a sto schifo, e tanti credenti e non credenti su questo la pensano allo stesso modo».
«I crocifissi restano. Gli anziani ci tengono»
A smontare la lettura fantapolitica di Grimaldi e Viale, però, ci ha pensato il direttore della Asl To4, Lorenzo Ardissone, che ha assunto su di sé la responsabilità della scelta: «È mia e non del direttore dell’ospedale». «I crocifissi c’erano anche prima, ma dopo i lavori di manutenzione alcuni si sono rotti e abbiamo pensato di sostituirli», ha spiegato Ardissone, sottolineando che «in caso di pazienti infastiditi dalla presenza del crocifisso si è sempre proceduto all’eventuale rimozione», ma ricordando anche che non a tutti quel simbolo è inviso e, anzi, per la maggior parte dei paziente è motivo di conforto: «Gli anziani – ha chiarito – ci tengono particolarmente». Dunque, i crocifissi torneranno dov’erano. E senza alcun tipo di imbarazzo, non solo per le ragioni già dette, ma anche perché la richiesta risale a un anno fa, «quando le elezioni proprio non c’erano». «E se qualcuno pensa che un direttore faccia una scelta del genere per compiacere un nuovo governo regionale allora – ha concluso il direttore della Asl torinese – siamo messi davvero male».