Anche i fumetti fanno paura alla sinistra: vietato parlare delle Brigate Rosso-sangue
Non bastava il libro biografia su Matteo Salvini pubblicato Altaforte. ingiustamente bandito dal salone del Libro di Torino e finito all’indice della censura radical chic di sinistra che lo ha tacciato di populismo spicciolo, sovranismo bieco e in odore di revanscismo fascista, ora la sinistra dem è già pronta a combattere la battaglia culturale persino contro i fumetti. E così la graphic novel ispirata e dedicata al tragico fatto di sangue che il 17 giugno 1974 vide un commando della Br uccidere i missini Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci nella sede del Movimento Sociale Italiano di via Zabarella a Padova diventa un caso in odore di cenura contro cui si sono già espressi esponenti della sinistra padovana, solleciti nel chiedere agli autori del volume edito da Francogallo di impedire agli autori di presentare l’opera a fumetti nella sala del Comune della città. E ancora una volta si profilano tempi duri all’orizzonte per un editore di destra che, anche solo con una striscia a fumetti intestata a un episodio della storia recente sugli anni di piombo, di solleticare la vocazione della sinistra militante (quella che esprime il proprio attivismo politicamente scorretto attraversi libri, canzoni e film) alla censura…
Quando le Brigate Rosse uccisero a sangue freddo Mazzola e Giralucci
Dunque, stavolta nel mirino censorio della sinistra finisce addirittura una graphic novel, Brigate rosso sangue, dedicata al feroce omicidio di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, uccisi dalle BR il 17 giugno 1974 a Padova. Il volume è pubblicato da Ferrogallico, piccolo editore di area, travolto dalla bufera polemica strumentalmente aizzata dai soliti aedi dem, di tenore pericolosamente simile a quella che, come anticipato in apertura, ha trascinato nella polvere delle accuse e recriminazioni Altaforte fino all’esclusione dai saloni del Lingotto. Eppure ancora non è vietato parlare degli anni di piombo: cineasti, scrittori, storici e revisionisti hanno prodotto fiumi di parole e di immagini sull’argomento negli ultimi decenni… Ma se a parlarne, a scriverne o semplicemente a rievocarne episodi e vittime anche in strisce disegnate è una casa editrice di destra o un cronista di area, apriti cielo… E immediatamente scendono in campo, armati della scure censoria, politici e intellettuali che sventolano un inesistente copyright e monopolio sulla storia e sulla sua rivisitazione culturale. E così, come riporta tra gli altri in queste ore, il sito de Il Giornale, «da un lato la richiesta della sinistra padovana di impedire agli autori di presentare l’opera a fumetti nella sala del Comune, dall’altro l’intervento di alcuni storici, che sul Corriere della Sera hanno denigrato il lavoro, lanciando accuse di parzialità».
I prof dem salgono in cattedra contro la graphic novel di Ferrogallico
E giù con gli apocalittici commenti di professori ordinari che dall’alto della loro cattedra di storia all’Università di Padova hanno cominciato a parlare di ««fumetto agiografico» che «racconta una parte, non rende conto dell’insieme», e con astruse considerazioni sul fatto che, se da un lato «è giusto onorare la memoria di Mazzola e Giralucci», dall’altro però – e c’è sempre un discutibile però – «di certo non fa bene alla verità approfittare di questa commemorazione per sminuire, anzi quasi cancellare, le responsabilità dei neofascisti». Insomma roba che, come opportunamente sottolineato dall’editore di Ferrogallico, Marco Carucci, «Commemorare con un’opera a fumetti la memoria di due caduti è ancora un problema in Italia» ha affermato l’editore di Ferro Gallico Marco Carucci. «Il racconto è basato sugli atti giudiziari e infatti neppure gli storici interpellati hanno detto che ci fosse una ricostruzione errata. Parlano solo di parzialità, come dire che se i fascisti muoiono qualcosa devono aver fatto». Insomma, se da un lato – in teoria – dovremmo essere lontani da quegli anni Settanta in cui si gridava «uccidere un fascista non è reato»,. dall’altro – nella pratica – secondo Carucci ancora non è del tutto così…
Delle brigate rosso (sangue) ancora non si può parlare… a destra
E allora, il volume parte e sviluppa il racconto da quanto accaduto quel maledetto giorno di giungo di 45 ani fa quando, in anni in cui, in quella che è stata una delle più violente stagioni della storia italiana, si moriva per le proprie idee e per il semplice fatto di manifestarle. Anni in cui è potuto accadere che, un giorno di giugno qualunque, le BR uccisero per la prima volta in un’azione da commando, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci “colpevoli” semplicemente di trovarsi nella sede del Movimento Sociale Italiano. Anni in cui, classe politica e organi di informazione sottovalutarono, prima, e si disinteressarono, poi, delle Brigate Rosse, in quanto gruppo di sinistra, arrivando a negarne addirittura l’esistenza. Almeno fino al rapimento e all’omicidio di Aldo Moro.