Berlusconi non molla: «Con una federazione di centrodestra siamo già al 60%». Poi boccia Toti

5 Giu 2019 11:18 - di Redazione

«Penso che le attuali formazioni del centrodestra debbano presentarsi unite alle prossime elezioni costituendo tra loro una federazione che presenti un unico programma e che indichi preventivamente i nomi dei ministri che formeranno il nuovo governo. Un centrodestra così raccoglierebbe secondo i nostri sondaggisti oltre il sessanta per cento dei voti», afferma Silvio Berlusconi, in un’intervista al Corriere della Sera. Sulle polemiche con i dissidenti e i rivoltosi, Berlusconi adotta una linea dura: «Giovanni Toti l’ho sostenuto affinché emergesse. Lo abbiamo candidato ed eletto governatore della Liguria, senza passare da alcuna competizione con altri azzurri e tanto meno da elezioni primarie. Nel nostro sistema maggioritario non c’è davvero spazio per un nuovo partito che volesse essere la copia di Fi. Chiamarsi fuori non ha senso e far cambiare insegna a qualche pezzo di classe dirigente non ha significato politico né prospettive elettorali».

E Salvini? «Non l’ho sentito: perché non mi intrometto nelle dinamiche della maggioranza di governo. La Lega non deve cambiare percorso perché lo chiedo io: deve farlo per sé, per i suoi elettori e per il bene del Paese. Salvini si è reso ben conto che di soli ‘no’ non si vive ma si muore. Chi tra i parlamentari di FI lavora a contatto coi leghisti mi dice che la stragrande maggioranza di loro vuole andare al voto», prosegue Berlusconi. «In caso di crisi, aggiunge, si può provare a dar vita ad un nuovo governo a partire dalla coalizione che è arrivata prima alle elezioni di un anno fa, cioè il centrodestra. La nostra coalizione si è confermata maggioranza nel Paese anche alle Europee e in tutte le elezioni regionali. Io, come la stragrande maggioranza degli italiani, non voglio mai più sentir parlare di ‘governo tecnico’. Gli esecutivi devono avere una legittimazione politica e devono riflettere le scelte degli elettori. Non serve un prestanome, ma un governo forte, espressione della volontà popolare, che possa esercitare appieno le sue funzioni».

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