Berlusconi pronto al patto con Salvini. E manda Ghedini a trattare con Toti
Il flop elettorale porta consiglio e in Forza Italia scocca l’ora dei pontieri. Figura inedita, praticamente sconosciuta nell’universo berlusconiano, da sempre abituato invece a risolvere le grane interne nell’unico modo possibile, invocando cioè l’intervento sempre risolutore di Berlusconi. Tanto è lui che vince e che ha i voti. Tutto vero, sia chiaro: ma anche, al tempo stesso, incapacitante per un’intera classe dirigente che mai ha provato ad emanciparsi e quando ci ha provato – e qui l’elenco potrebbe farsi più lungo di un obelisco egizio – ha finito sempre per rimetterci il seggio. Ma il flop del 26 maggio (appena il 9 per cento) ha mandato in crisi anche quest’ultima, granitica certezza. I fronti interni, del resto, sono troppi e tutti incandescenti e fuori, sul territorio, la tenaglia Salvini-Meloni è in piena attività. E un mediatore, con tanti fronti interni aperti, ci vuole: c’è quello sudista, guidato da Mara Carfagna, solo momentaneamente placato alla vigilia dell’ultimo Comitato di presidenza; quello del “cerchio magico” che vede sul banco degli imputati la fedelissima Licia Ronzulli, accusata di essere il vero “tappo” che ostruisce il flusso di comunicazioni e di visite “da e verso” il Cavaliere e, infine, quello di Giovanni Toti, il governatore della Liguria con un piede ormai fuori dal partito “azzurro“, tanto da disertare anche la riunione post-voto.
Berlusconi vuole la pace interna per trattare con Salvini
È lui il cruccio principale di Berlusconi. Almeno in questo momento. Ed è con lui – ragionano ad Arcore – che occorrerà trovare un punto di equilibrio. E subito perché un mese passa presto e per il 6 luglio il governatore ha già annunciato una «grande costituente» con tanto di slogan, Italia in crescita!, e di simbolo (sfondo azzurro con freccia tricolore verso l’alto in primo piano). Toti è un cruccio perché è la punta di diamante nella guerra in corso sottotraccia (ma sempre meno) tra berlusconiani ortodossi e filosalviniani. Toti appartiene ai secondi e non ne fa mistero, ma ha buoni rapporti pure con la Meloni e per sé coltiva l’ambizione di guidare il centro moderato all’interno di un polo sovranista con Lega e FdI.
Il 6 luglio la «costituente» di Toti
Ma qualcosa si sta muovendo sotto traccia per evitare strappi. La diplomazia azzurra è al lavoro da qualche giorno per tentare di salvare il salvabile e scongiurare il peggio, preoccupata dall’effetto boomerang di una sua eventuale rottura. Alla ricucitura è impegnato soprattutto Niccolò Ghedini: all’avvocato Berlusconi avrebbe affidato la missione di sondare il terreno. Boatos interni dicono che Toti lo avrebbe già incontrato. Entrambi avrebbero convenuto sulla necessità di non coltivare eccessive illusioni. Se la mediazione in corso dovesse andare a buon fine, potrebbe culminare in un faccia a faccia chiarificatore tra Berlusconi e Toti per avviare il disgelo. Ma tra i ribelli c’è anche chi avverte che «Toti non si siederà mai a tavoli con persone che negli ultimi due anni hanno negato ogni problema e ora di colpo vogliono pure dare soluzioni».
Ormai il vecchio agglomerato di centro destra è finito del tutto e chi lo ha deciso è stato proprio il Sig. Berlusconi illo tempore, pertanto ai vari c.d. “boatos” assegno valore ben peggiore delle “bufale”. Ecco perché mi aspetto d’ora in poi che la Signora Meloni si dedichi solo e soltanto a far rinascere attualizzata AN rendendola più che appetibile per una vastissima platea di elettori che mi auguro possa essere forza di maggioranza alla prossima tornata elettorale. Degli altri due ex alleati non mi occuperei più di tanto ma solo rispondendo per le rime senza pietà alcuna a eventuali e molto probabili provocazioni così come accaduto nella fase preelettorale alle ultime consultazioni per le europee. Il lupo perde il pelo e non il vizio. E’ venuto il momento per guadare completamente il fiume senza fare sconti ad alcuno.