Cantone: la mala amministrazione c’è sempre, ma il problema è lo sbloccacantieri…

6 Giu 2019 14:37 - di Redazione

Il whistleblowing, “istituto che sta dimostrando grande vivacità con l’andamento esponenziale delle segnalazioni e delle istruttorie, passate da 125 nel 2015 a 764 nel 2018, per un totale complessivo di circa 1.460”. Così il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone nel suo intervento in occasione della relazione annuale dell’Autorità nazionale Anticorruzione alla Camera, dalla quale non emergono novità molto confortanti. “Le questioni segnalate vanno dagli appalti irregolari ai concorsi illegittimi ai comportamenti di maladministration, anche se continuano a pervenire, pur sotto l’egida della legge 179 del 2017, esposti su questioni di natura meramente personale, esclusi dalla tutela con la nuova normativa. Le segnalazioni sono oggi acquisite attraverso un sistema informatico – spiega – che garantisce riservatezza, sicurezza e affidabilità e il software utilizzato è stato recentemente messo a disposizione di altre amministrazioni che lo hanno richiesto”.

Sono trentamila le istruttorie aperte dall’Anac

“Da luglio 2014 a dicembre 2018, considerando tutti gli ambiti di propria competenza, l’Autorità ha aperto oltre 30.000 fascicoli istruttori, effettuando circa 200 verifiche ispettive, molte delle quali svolte con il prezioso apporto del Nucleo speciale Anticorruzione della Guardia di Finanza”. Così il presidente Cantone, nel suo intervento. Inoltre, sottolinea Cantone, “ha reso oltre 3.150 pareri in materia soprattutto di contratti pubblici e stipulato 78 protocolli di vigilanza collaborativa, che hanno consentito di verificare più di 200 procedure di particolare rilevanza o impatto economico, cui vanno aggiunti ulteriori 10 accordi di alta sorveglianza su grandi eventi da cui sono scaturiti oltre 1.000 pareri elaborati dall’Unità operativa speciale, nata con Expo ma poi divenuta una presenza strutturale. Circa 2.000 sono state le sanzioni irrogate, ma in gran parte nel settore dei contratti pubblici in cui l’Autorità svolge la funzione di accertare infrazioni rilevate da altri (soprattutto stazioni appaltanti)”. “Numerosi sono stati anche gli atti a carattere generale adottati per dare indicazioni ad amministrazioni e stazioni appaltanti (oltre 60 tra piano nazionale anticorruzione, linee guida in varie materie, bandi-tipo e prezzi di riferimento) e ben 35 le segnalazioni a Governo e Parlamento – spiega – per evidenziare disfunzioni e proposte di modifica normativa, segnalazioni che purtroppo quasi mai hanno avuto seguito”.

Cantone: molte le criticità dello sbloccacantieri

Sui contratti pubblici, “tema particolarmente caldo da cui evidentemente non ci si può esimere perché l’Anac resta l’autorità di vigilanza del settore”. Così il presidente dell’Anac. “Non avrebbe senso, però, parlarne astraendosi dal dibattito pubblico e dalle polemiche – sottolinea – che hanno investito, nell’ultimo periodo, il codice varato nel 2016, per recepire, è bene ricordarlo, le direttive comunitarie in materia”. “Non credo di sbagliare nel dire che quanto accaduto su quel testo non ha molti precedenti nella storia del nostro Paese: adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all’altro – sottolinea – è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo. E’ innegabile che da quell’articolato sono derivate delle criticità, ma ciò è dovuto soprattutto al fatto che è stato attuato solo in parte, mentre i suoi aspetti più qualificanti (la riduzione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara estratti a sorte, il rating d’impresa) sono rimasti sulla carta”. “Fra l’altro, dopo un periodo di calo, anche fisiologicamente collegato alle novità, negli ultimi due anni il mercato si è ripreso e le procedure sono aumentate”, conclude. “Su alcuni aspetti specifici del decreto, tuttavia, qualche rilievo s’impone. Seppure opportunamente ridimensionata rispetto ai 200 mila euro del testo originario, la previsione di una soglia abbastanza alta (150 mila euro) entro la quale adottare una procedura molto semplificata (richiesta di soli tre preventivi) aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti correttivi”, prosegue Cantone. “Alcune opzioni, poi (il ritorno dell’appalto integrato, l’aumento della soglia dei subappalti al 40%, la possibilità di valutare i requisiti per la qualificazione delle imprese degli ultimi 15 anni, le amplissime deroghe al codice concesse ai commissari straordinari), paiono troppo attente all’idea del “fare” piuttosto che a quella del “far bene”. La sospensione dell’albo dei commissari di gara per un biennio, infine, introdotta in uno degli ultimi emendamenti, – sottolinea – proprio quando questa novità stava per partire, rischia di incidere su un momento topico della procedura, facendo venir meno un presidio di trasparenza, oltre che rendere inutile il cospicuo investimento economico (500 mila euro circa) che l’Autorità ha sostenuto per applicare la disposizione”.

Cantone, i giudici in politica? “Filtri” per il rientro

“Il giudizio complessivo sull’impianto resta, però, sospeso anche in attesa che si completi l’iter legislativo della conversione e soprattutto dell’approvazione della legge delega. Un solo suggerimento sia, però, consentito: il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi”. L’Anac, “se ci sarà richiesto, farà comunque la propria parte in leale collaborazione con Esecutivo e Parlamento, come ha già cominciato a fare designando, su richiesta del ministro delle Infrastrutture, un proprio componente per il tavolo di lavoro che si sta occupando della scrittura del regolamento”, conclude. “Sono certamente preoccupato, ma per ovvie ragioni non è opportuno che io dica di più”, ha detto ancora il presidente Cantone interpellato, a margine della relazione annuale alla Camera, sul terremoto giudiziario che sta coinvolgendo Csm e magistratura. “Io credo che i giudici che esprimono la propria opinione esercitano un diritto costituzionale. Per i giudici che fanno politica, io sono il primo a dire che per chi sceglie di farla ci devono essere poi dei filtri per il rientro in magistratura”, ha detto Cantone interpellato sulle dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini “su alcuni giudici che fanno politica”. “Ma fare politica – chiarisce Cantone – significa candidarsi” .

Infine, si è appreso che sono state 573 le interdittive antimafia emesse dalle prefetture nel 2018, ossia +56% rispetto al 2015. Fra il 2015 e il 2018 ammontano a 1922. E quanto emerge dal rapporto annuale dell’Anac presentato alla Camera che ha sottolineato come si tratti di “un numero preoccupante, sintomatico di quanto le organizzazioni criminali stiano infiltrando l’economia legale”.

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