Cara Raggi, la prima incivile con i disabili sei tu. Poi, se vuoi, parliamo dei romani
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, oggi torna a puntare l’indice contro l’inciviltà di certi romani. Stavolta il tema non è quello dei rifiuti, ma quello degli automobilisti. Non fanno attraversare i pedoni sulle strisce o parcheggiano «l’auto in sosta selvaggia e nei posti riservati alle persone con disabilità». «È da incivili», dice giustamente il sindaco. E rivendica che «proseguono in tutta Roma i controlli della Polizia locale per sanzionare questi comportamenti scorretti». «Ad aprile sono state emesse quasi 10mila multe. E nei primi 4 mesi dell’anno circa 44mila per infrazioni di regole a tutela di pedoni e persone con disabilità», scrive sulla sua pagina Facebook.
Raggi, le parole volano…
Bene, brava, bis! Dà il caso, però, che chi scrive abbia un parente stretto con una invalidità del 100% e per questo assegnatario di un posto per disabili in concessione sotto casa. In teoria. Perché in pratica l’amministrazione ha deciso per negligenza di toglierglielo. Le strisce non si vedono più, sono totalmente cancellate e non sono serviti 4 mesi di richieste perché venissero ripristinate. La segnaletica verticale, poi, fin dall’inizio è stata posizionata in modo che può sfuggire.
La resa all’inciviltà del Comune
Per quattro mesi questa persona che ha problemi oggettivi, documentati, non reversibili ha ripetutamente chiamato vigili, dipartimento grandi strade, 060606 chiedendo un intervento che ripristinasse la fruibilità della concessione. Per quattro mesi, questo cittadino con particolari fragilità si è sentito palleggiare da un ufficio all’altro, rispondere che ci sarebbe stato un intervento, invitare ad appuntare i numeri di protocollo. Cosa che aveva diligentemente fatto, finché in un moto di stizza, all’ennesima risposta sempre uguale e sempre inconcludente, non ha preso quel foglietto con i numeri e l’ha buttato. «E che me li tenevo a fare? Questa città va a rotoli, è tutto inutile», mi ha risposto quando gli ho chiesto perché avesse buttato via quei riferimenti che comunque potevano tornare utili. A un certo punto, dopo quei 4 mesi di inutili frustrazioni, ha anche smesso di chiedere. Si è arreso all’inciviltà.
«Romani incivili»: e tu, cara Raggi?
In questo caso, però, l’inciviltà è quella delle istituzioni. La moglie – una signora che condivide con lui tutta la fatica della malattia – nel frattempo ha comprato un barattolo di vernice. Le strisce in qualche modo servono più a lei che a lui: lui da solo esce sempre meno; lei lo accompagna ovunque e, più giorni a settimana, fa avanti e indietro dall’ospedale dove è seguito, talvolta caricandosi macchinari e prodotti sanitari molto pesanti. Entrambi sono cittadini normali: casa comprata col mutuo, tasse pagate, figli fatti studiare. Gente che vive e ha sempre vissuto nel recinto della rispettosa convivenza sociale. Ormai, però, perfino questa signora romana è pronta ad atti di disobbedienza civile e a farsi imbianchina stradale. Penso che stia solo aspettando che la strada si pulisca un po’ dopo che la rottura di una tubatura ha portato a valle detriti e terra, che nessun soggetto istituzionale preposto si è preso la briga di ripulire. Così, anche quell’ombra di striscia che era rimasta – e che permetteva di provare a rivendicare il posto in concessione di fronte agli altri automobilisti – non si vede proprio più. Formalmente, se queste persone dovessero decidere di provvedere da sé, compirebbero un atto di imbrattamento e chissà quale altra violazione. Diventerebbero “romani incivili” pure loro. E il cerchio, come per i molti costretti a lasciare la spazzatura fuori da cassonetti stracolmi, anche per loro sarebbe finalmente chiuso: inciviltà istituzionali generano inciviltà civiche, e tutti diventiamo un po’ sgherri. Cara Raggi, a quando un esame di coscienza su questo?
In foto le condizioni delle strisce per disabili del posto in concessione di cui si parla nell’articolo. Le foto risalgono a un mese fa