Caterina Balivo cacciata dal Gay Pride: «Mi hanno discriminato»
Sembrava fosse amore, invece era un carro. Quello sul quale sarebbe dovuta salire Caterina Balivo in qualità di madrina del Gay Pride milanese. E sul quale invece non salirà più, perché alcune sue vecchie battute non sono piaciute alla comunità Lgbt. E così lei, la Caterina nazionale, da icona gay è diventata in un attimo icona «omofoba». In questo modo infatti è stata definita da alcuni di quelli che ne hanno chiesto e ottenuto il bando dalla parata, con suo sommo disappunto. Ma cos’ha detto di così grave? Frasi come «Ricky Martin sei bono anche se sei fr***» e «Dimmi il nome di una donna, donna con la gonna», riferito a Vladimir Luxuria.
Balivo sotto la scure della censura
«Era un video di una serata tra amici, si scherzava, così come i miei amici omosessuali scherzano quando dicono a mio marito: perché vai con le donne? Mi chiedo se conta più la facciata o la sostanza», si è giustificata Balivo, in un’intervista al Corriere della Sera, aggiungendo poi di rendersi conto che la frase su Ricky Martin «se decontestualizzata è orribile». Ma il tema sul quale si interroga la conduttrice è: «Valgono più testimonianze, fatti concreti, messaggi, video fatti nei miei programmi, davanti a milioni di persone, o espressioni decontestualizzate, una frase infelice?».
«La comunità gay mi discrimina»
«Le mie amiche mi dicono: ma un amico etero da presentarci tu no, eh? Hai solo amici gay», ha quindi raccontato Balivo, rivelando che «sinceramente sono molto colpita e mi interrogo un po’ sul genere umano». «So qual è il mio percorso e il mio pensiero: non ci sto a essere additata, non ho mai discriminato nessuno. Una parte della comunità ha discriminato me», ha concluso la conduttrice, che s’è beccata pure la bacchettata dell’amico Malgioglio. «Mi dispiace che Caterina non sarà più la madrina al gay pride di Milano perché è una mia cara amica. Secondo me ha fatto una battuta, ma non voleva offendere. Però – ha precisato l’artista – bisogna fare sempre attenzione e misurare le parole».