Cinghiate, umiliazioni e prigionia inflitte alla moglie per 30 anni: marocchino alla sbarra
Trent’anni di segregazione. Di violenze fisiche e psicologiche. Trent’anni di botte e di cinghiate. Trent’anni di umiliazioni e colpi inferti con qualunque cosa capitasse sotto mano al marito orco. Trent’anni di prigionia forzata e di paura. Trent’annni di terrore spezzati solo all’ultimo grazie a una fuga che ha salvato la donna che ha trovato il coraggio di reagire e di denunciare il marito aguzzino: un immigrato marocchino, un operaio 59enne regolarmente residente in Friuli Venezia Giulia, che – spiega il Messaggero Veneto e Il Giornale che lo riprende rilanciando la notizia – infischiandose di avere a suo carico una condanna per un reato analogo, ha continuato a malmenare la moglie nel silenzio di una casa-inferno a Udine.
Marocchino violento segrega la moglie in casa per 30 anni
Le impediva di uscire da casa – e persino di accedere in giardino – una casa divenuta la prigione della donna e il set di un incubo interminabile. La picchiava con qualunque oggetto gli capitasse per le mani, la mortificava e la intimidava con continue minacce di ritorsioni. Poi, come evidenziato dalle indagini scattate nel 2018 dopo l’allarme dato dalla vittima ai carabinieri di una stazione del Padovano, mentre nel frattempo era riuscita a liberarsi e a trovare rifugio da alcuni parenti in Veneto. Poi, il rientro a casa dal marito dove sono regolarmente riprese le vessazioni e le violenze che, a quel punto, gli investigatori al lavoro sul caso sono riusciti a ricostruire, forti anche delle testimonianze dei parenti e dei figli della coppia. E tutto si è concluso con il trafserimento della donna in una struttura protetta e con la condanna a 3 anni e 8 mesi di carcere per il marito marocchino, poi convertiti in arresti domiciliari con braccialetto elettronico.