Di Maio e Salvini, cacciate i cortigiani. Per non fare la fine di Comunardo Niccolai
Tanti anni fa divenne famoso. Si chiamava Comunardo Niccolai, era difensore del Cagliari calcio, specialista in autogol. Se non stanno attenti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini rischiano di fare la stessa fine. Perché quella dello striscione sequestrato ieri alla manifestazione della Uil sembra la classica rete infilata nella propria porta. Come capitava a quello stopper rossoblu…
Non ha alcun senso quello che è accaduto a Roma e vogliamo augurarci non una ma mille volte che tutto sia successo a causa di qualche zelante cortigiano che andrebbe cacciato all’istante.
La sinistra torna a respirare…
Ma come si fa a mandare gli agenti della Digos a sequestrare uno striscione ironico, a piantonarlo, ad impedirne l’esibizione… Dicono nella riservatezza del caso gli esponenti più importanti della Lega: “Ma ti pare che lo abbia deciso Matteo?”. E vorremmo ben vedere, nessuno di noi pensa che Salvini sia folle a questo punto. Ma proprio per questo il ministro dell’interno non deve consentire che la sinistra e un sindacato in declino tornino a respirare gridando al regime. Perché quel sequestro è stato un atto ridicolo.
Del resto – e lasciamo perdere Di Maio che ha scaricato tutto sul Viminale e solo molte ore dopo la fine del corteo – è proprio il leader della Lega a lamentare giustamente le contestazioni a suoi comizi. Perché non passa giorno che i soliti disturbatori cresciuti alla scuola dei centri sociali non accolgano Salvini ai suoi incontri popolari con schiamazzi e urla. E lui a rispondere che dovranno ripassare educazione civica. Avendo sacrosanta ragione, perché a destra non passa mai per la testa di andare a contestare le manifestazioni altrui. Lo fanno loro, gli estremisti rossi.
Ogni partito, quando manifesta, quando porta in piazza tantissime persone, scatena la fantasia dei propri militanti. Recentemente lo abbiamo vissuto anche al gioioso corteo dei trentamila di Napoli organizzata da Fratelli d’Italia.
Invaso il web
Gli sfottò verso gli avversari rimbalzano con slogan, immagini, caricature. E accade anche per i sindacati, per le associazioni, ad ogni manifestazione molto partecipata. Requisire quello striscione spiritoso è stata una clamorosa sciocchezza e anche controproducente, perché immediatamente ha invaso il web. “Matte’, dicono che mettese contro il sindacato porta male!!“, esclamava Di Maio nella vignetta. La replica di Salvini in felpa Uil: “Sì, Gigino, infatti io me sto a portà avanti col lavoro!!“. Ebbene, si scatena un putiferio per impedire la visione di una battuta?
Poi, c’è l’aggravante a cui Salvini farebbe bene a porre rimedio chiedendo spiegazioni alla Questura di Roma. Un comunicato esilarante ha “motivato” il sequestro perché lo striscione era “lesivo del decoro paesaggistico“. A Roma, capito? Con i manifestanti che ogni volta devono barcamenarsi tra un cassonetto e l’altro ricolmi di immondizia maleodorante, si cerca il decoro paesaggistico.
Ma te ce posso mannà?, sarà lo striscione della prossima volta.
Un governo non dovrebbe mai inciampare in incidenti così stupidi, evitabili, inutili. Per questo vogliamo sperare che si abbia la sensibilità di sanzionare chi ha sbagliato. Che vuol dire, Salvini, dire che rispetti la questura di Roma? E ci mancherebbe: ma deve pretendere che la Questura non copra chi ha sbagliato clamorosamente.Anche perché dover sentire strillare al regime chi negli anni scorsi ha tentato di imbavagliare ogni dissenso fa davvero rabbia. E l’occasione gliel’ha fornita su un piatto d’argento il governo gialloverde.