Conte prova col fair play: «Il patto? Molta stabilità e poca crescita, serve invertire le regole»

21 Giu 2019 11:21 - di Redazione

Butta le mani avanti per non cadere indietro, il premier Conte che, rientrato intorno alle due e mezza del mattino all’Hotel Amigo, nel cuore dell’Ilot Sacré – centro storico di Bruxelles – dopo il Consiglio europeo, fa il punto della situazione. E i conti. Evitare che venga lanciata una procedura per deficit eccessivo «è molto difficile, ma faremo tutti gli sforzi possibili», chiarisce il premier, apparso decisamente preoccupato e deciso comunque a «lavorare sull’assestamento, perché è ingiusto che ci venga richiesto altro. È ingiusto»…

Conti e procedura d’infrazione per deficit eccessivo: il punto di Conte

Prima dei vertici con gli omologhi europei la partita sembrava più aperta: solo una volta arrivato, Conte si è reso conto di quanto i margini di trattativa per evitare la procedura siano davvero risicati. E malgrado sia ormai da tempo sotto gli occhi di tutti quanto il Belpaese soffra un difficile rapporto con gli organismi dell’Unione e con i Paesi Ue,  Conte prova a fare melina e ad ammantarsi di fair play, dichiarando che con l’esecutivo Ue «i rapporti sono sempre buoni, ma abbiamo una Commissione che sta andando via. È una situazione un po’ difficile: non è detto che giochi necessariamente a nostro favore». Poi, rincarando la dose di moniti e preoccupazione, il premier aggiunge pure: «È una situazione un po’ singolare, un po’ strana: ci sono commissari che stanno andando via. In una logica fisiologica si entra in un periodo bianco, in cui si fa l’ordinaria amministrazione e per cui non assumi determinazioni che siano di una portata rilevante o addirittura straordinaria: e una procedura non è ordinaria amministrazione».

La lettera del premier Conte ai 27 Stati membri dell’Unione

Eppure, solo qualche ora prima, dopo aver parlato a margine del Consiglio europeo, Conte era di certo apparso più ottimista. Ha fatto riferimento a quel «binario tecnico che va avanti» e dei conti che vanno «meglio del previsto». Ha sottolineato che «non serve dire “non rispettiamo queste regole, non ce le applicate”. Fino a quando non le cambiamo, sono queste». Ha rimarcato il presidente del Consiglio che nel frattempo ha anche inviato la lettera ai 27 Stati membri dell’Unione europea, al presidente della Commissione Ue Juncker e al presidente del Consiglio europeo Tusk sui conti pubblici italiani. Lettera in cui Roma precisa come non intende sottrarsi ai vincoli, «né intendiamo reclamare deroghe o concessioni – ha scritto il premier – rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri». «E, tuttavia, con la medesima determinazione, avvertiamo l’urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell’Eurozona e dell’Unione, che non si è dimostrata adeguata ad assolvere i compiti per i quali era stata pensata. È necessaria una profonda revisione, forse anche un’autentica conversione, delle regole euro-unitarie per pervenire a un sistema integrato di governo che possa perseguire effettivamente, in modo stabile e duraturo, il benessere economico e sociale dei popoli».

«Il patto è di molta stabilità e poca crescita: serve invertire le regole»

Il fatto è che «il patto – aveva detto ancora Conte in giornata – è di molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo invertire un attimo queste regole. Vogliamo un dialogo su questo fronte: riteniamo che si debba lavorare per contrastare la disoccupazione. Riteniamo che ci sia da lavorare per la crescita, non solo economica, ma anche per lo sviluppo sociale. Sono questi i temi che vogliamo ridiscutere». Ma, è toccato ribadire a Conte, «è chiaro che, se ci sono Paesi che accumulano risparmio, anziché riversare questa ricchezza a beneficio di tutti e di se stessi, è un altro contributo a un quadro che non ci facilita». «Se siamo in un sistema integrato – continuava il premier – dobbiamo competere con le sfide del mondo globale, ma all’interno dell’Ue le regole devono essere uguali per tutti. È evidente che se ci sono zone in cui c’è una concorrenza fiscale che ci svantaggia, è chiaro che se delle aziende italiane vanno all’estero, questo significa qualcosa. Io voglio competere, ma a parità di armi». dunque, dopo le parole occorrerà entrare nel merito: mercoledì prossimo il governo certificherà che il deficit previsto per il 2019 è pari al 2,1% del Pil, anziché al 2,5% come prevede la Commissione Europea. E dunque, per tentare di evitare la procedura per debito, ha spiegato Conte, «c’è un binario tecnico che va avanti: ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto di 2 mld. Completeremo mercoledì prossimo, con il Consiglio dei ministri: faremo l’assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto». E sullo spread, infine? Conte insiste e chiarisce: «Che cali fa piacere, perché favorisce l’intero nostro sistema economico. Avere lo spread alto non ci agevola. Ma la procedura non è collegata al livello dello spread». Dunque, infine: «La mia lettera ha un contenuto politico e mira alla revisione delle regole nella prospettiva della nuova legislatura europea», rimarca Conte, che poi conclude: «In essa si chiarisce che l’Italia non vuole sottrarsi all’applicazione delle regole vigenti sulla procedura di infrazione», ma anche che «il binario di interlocuzione tecnica che è in corso con Bruxelles chiarirà, con l’assestamento, che l’Italia rispetta le regole vigenti. La lettera però chiarisce le ragioni e la direzione del cambiamento.

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