Conte prova col fair play: «Il patto? Molta stabilità e poca crescita, serve invertire le regole»
Butta le mani avanti per non cadere indietro, il premier Conte che, rientrato intorno alle due e mezza del mattino all’Hotel Amigo, nel cuore dell’Ilot Sacré – centro storico di Bruxelles – dopo il Consiglio europeo, fa il punto della situazione. E i conti. Evitare che venga lanciata una procedura per deficit eccessivo «è molto difficile, ma faremo tutti gli sforzi possibili», chiarisce il premier, apparso decisamente preoccupato e deciso comunque a «lavorare sull’assestamento, perché è ingiusto che ci venga richiesto altro. È ingiusto»…
Conti e procedura d’infrazione per deficit eccessivo: il punto di Conte
Prima dei vertici con gli omologhi europei la partita sembrava più aperta: solo una volta arrivato, Conte si è reso conto di quanto i margini di trattativa per evitare la procedura siano davvero risicati. E malgrado sia ormai da tempo sotto gli occhi di tutti quanto il Belpaese soffra un difficile rapporto con gli organismi dell’Unione e con i Paesi Ue, Conte prova a fare melina e ad ammantarsi di fair play, dichiarando che con l’esecutivo Ue «i rapporti sono sempre buoni, ma abbiamo una Commissione che sta andando via. È una situazione un po’ difficile: non è detto che giochi necessariamente a nostro favore». Poi, rincarando la dose di moniti e preoccupazione, il premier aggiunge pure: «È una situazione un po’ singolare, un po’ strana: ci sono commissari che stanno andando via. In una logica fisiologica si entra in un periodo bianco, in cui si fa l’ordinaria amministrazione e per cui non assumi determinazioni che siano di una portata rilevante o addirittura straordinaria: e una procedura non è ordinaria amministrazione».
La lettera del premier Conte ai 27 Stati membri dell’Unione
«Il patto è di molta stabilità e poca crescita: serve invertire le regole»
Il fatto è che «il patto – aveva detto ancora Conte in giornata – è di molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo invertire un attimo queste regole. Vogliamo un dialogo su questo fronte: riteniamo che si debba lavorare per contrastare la disoccupazione. Riteniamo che ci sia da lavorare per la crescita, non solo economica, ma anche per lo sviluppo sociale. Sono questi i temi che vogliamo ridiscutere». Ma, è toccato ribadire a Conte, «è chiaro che, se ci sono Paesi che accumulano risparmio, anziché riversare questa ricchezza a beneficio di tutti e di se stessi, è un altro contributo a un quadro che non ci facilita». «Se siamo in un sistema integrato – continuava il premier – dobbiamo competere con le sfide del mondo globale, ma all’interno dell’Ue le regole devono essere uguali per tutti. È evidente che se ci sono zone in cui c’è una concorrenza fiscale che ci svantaggia, è chiaro che se delle aziende italiane vanno all’estero, questo significa qualcosa. Io voglio competere, ma a parità di armi». dunque, dopo le parole occorrerà entrare nel merito: mercoledì prossimo il governo certificherà che il deficit previsto per il 2019 è pari al 2,1% del Pil, anziché al 2,5% come prevede la Commissione Europea. E dunque, per tentare di evitare la procedura per debito, ha spiegato Conte, «c’è un binario tecnico che va avanti: ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto di 2 mld. Completeremo mercoledì prossimo, con il Consiglio dei ministri: faremo l’assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto». E sullo spread, infine? Conte insiste e chiarisce: «Che cali fa piacere, perché favorisce l’intero nostro sistema economico. Avere lo spread alto non ci agevola. Ma la procedura non è collegata al livello dello spread». Dunque, infine: «La mia lettera ha un contenuto politico e mira alla revisione delle regole nella prospettiva della nuova legislatura europea», rimarca Conte, che poi conclude: «In essa si chiarisce che l’Italia non vuole sottrarsi all’applicazione delle regole vigenti sulla procedura di infrazione», ma anche che «il binario di interlocuzione tecnica che è in corso con Bruxelles chiarirà, con l’assestamento, che l’Italia rispetta le regole vigenti. La lettera però chiarisce le ragioni e la direzione del cambiamento.