Dai disegni di abusi sessuali agli elettrodi: tutti gli orrori emersi dall’inchiesta di Reggio Emilia
Man mano che emergono i particolari dell’inchiesta di Reggio Emilia sui minori illecitamente affidati a famiglie dopo avere subìto raccapriccianti condizionamenti psicologici l’orrore sotteso alla rete criminale di complicità si fa più spesso e si tramuta in rabbia. Al centro di questa i servizi sociali della Val d’Enza, un presunto “modello” elogiato anche dal sindaco Pd Andrea Carletti, finito ai domiciliari, e una Onlus di Torino.
A chi venivano affidati i bambini coinvolti – dai sei agli undici anni – infatti? A famiglie amiche degli assistenti sociali, il tutto dietro compenso. In due casi i piccoli hanno subìto stupri. Ma era alle famiglie d’origine che venivano imputati inesistenti abusi sessuali inducendo i bambini a ricordi inesistenti, che venivano abilmente manipolati. Tutto ripreso da telecamere e microspie, dicono gli investigatori.
Educatori e terapeuti utilizzavano anche travestimenti per effettuare il lavaggio del cervello ai bimbi, come nel caso di una terapeuta che si è mascherata da lupo, simulando il padre cattivo dal quale scappare. Anche con questi metodi si inducevano i bimbi ad accusare le proprie famiglie d’origine. Per tenere lontani i veri genitori dai ragazzini non venivano consegnate né le lettere né i regali che la famiglia originaria inviava loro.
Relazioni false, disegni dei bambini “artefatti attraverso la mirata aggiunta di connotazioni sessuali”, terapeuti travestiti da personaggi cattivi delle fiabe, “in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male”, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come macchinetta dei ricordi. Sono alcune delle “ingannevoli attività” messe in piedi per allontanare i bambini dalle famiglie.
Tra i reati contestati alle persone oggetto di misure cautelari non a caso c’è quello di lesioni gravissime ai minori in relazione ai traumi loro provocati. A riguardo alcuni di loro, oggi adolescenti, manifestano profondi segni di disagio (tossicodipendenza e gesti di autolesionismo).
Come è nata l’inchiesta
Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018, dopo l’anomala escalation di denunce all’autorità giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori. L’analisi dei fascicoli vedeva puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato. I servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico reiteratamente richiesto. Da tale spunto si è sviluppata l’intensa indagine che ha svelato i numerosi falsi documentali redatti dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi. Si realizzava la diagnosi di una mirata patologia post traumatica a carico dei minori, condizione necessaria a garantirne la prese in carico da parte della onlus. Il pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva, quindi, in assenza di procedura d’appalto: gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private di psicoterapia e di pagare le relative fatture a proprio nome. Mensilmente gli affidatari ricevevano rimborsi sotto una simulata causale di pagamento, falsando così i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti. Tra gli affidatari inoltre, anche amici e conoscenti dei servizi sociali. Dietro tali illecite condotte, l’interesse economico, che vedeva legati i dipendenti dell’Unione ai responsabili della onlus, attraverso reciproci conferimenti d’incarichi: da un lato la citata Onlus diveniva affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’ente e dei relativi convegni e corsi di formazione, organizzati in provincia, e, dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti, nell’ambito di master e corsi di formazione, tenuti sempre dalla onlus.
Un business di centinaia di migliaia di euro
Innocenti disegni dei bambini venivano falsificati attraverso la mirata aggiunta di dettagli a carattere sessuale, abitazioni descritte falsamente come fatiscenti, stati emotivi dei piccoli falsamente relazionati, denigrazione della figura paterna e materna. Decine e decine i regali e le lettere di affetto, consegnati negli anni da parte dei genitori naturali, che i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano nascosti, che gli appartenenti ai Servizi Sociali indagati omettevano di consegnare ai piccoli. Questi erano solo alcuni dei metodi adottati nei confronti dei bambini al fine di allontanarli dai genitori, per poi mantenerli in affido e sottoporli ad un circuito di cure private a pagamento di una Onlus piemontese. Un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali, grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della predetta Onlus, in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il sistema era consolidato, e ha portato all’apertura di un Centro specialistico regionale, per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti (che di fatto è risultata una costola della Onlus). Nel Centro specialistico veniva altresì garantita l’assistenza legale ai minori attraverso la sistematica scelta, da parte dei Servizi Sociali, di un avvocato, anch’egli indagato per ”concorso in abuso d’ufficio”, attraverso fraudolente gare d’appalto gestite dalla dirigente del Servizio, al fine di favorirlo.
La manipolazione dei ricordi
Ai bimbi veniva inoltre riferito che era assolutamente necessario far riemergere ”le brutte cose” commesse dai genitori e ciò proprio in prossimità delle testimonianze che i bambini avrebbero poi reso alla competente autorità giudiziaria. In alcuni casi, la terapeuta non risparmiava ai minori i dettagli dei propri fantasiosi racconti (spacciandoli come il contenuto da lei letto nella mente dei piccoli). Durante le sedute di psicoterapia le terapeute spiegavano ai bambini che ogni loro comportamento era legato alle traumatiche esperienze vissute in passato.