Estate, attenzione al sapore di sale sulla pelle. In 5 milioni a rischio orticaria
Sapore di mare, sapore di sale. È dal 1963, anno in cui Gino Paoli cantò per la prima volta quello che sarebbe diventato uno dei brani immortali della musica italiana, che queste sei parole sei ci introducono alla bella stagione. Mare, sale, sole, amore. Ma a sentire medici e scienziati, un’estate al “sapore di sale” non sempre è poesia perché può accendere un incendio sulla pelle di chi è incline all’orticaria. In Italia colpisce almeno una volta nella vita circa 5 milioni di persone e in estate si fa molto più frequente per il concentrarsi di fattori irritanti: balneari o dietetici, complice il maggior consumo di pesche, fragole, crostacei, coquillage e vino. L’importante, tuttavia, avvertono gli esperti della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), riuniti a Milano dal 27 al 29 giugno per il loro 32° congresso nazionale, è saperlo e riuscire a proteggersi o a scegliere i rimedi giusti. La causa del prurito non è sempre facile da identificare, spiegano tuttavia gli specialisti, e in questi casi si parla di orticaria cronica spontanea di cui soffrono circa 600mila connazionali. Nel 30 per cento dei pazienti questa forma è insensibile agli antistaminici e si deve ricorrere al cortisone, gravato però da noti effetti collaterali se l’assunzione è lungo termine. Per circa 5 mila malati, i più difficili, la soluzione potrebbe essere una terapia con farmaci biologici che però solo poco più di 2mila stanno seguendo.