Flat tax, il governo litiga sulle coperture. Salvini a Di Maio: «I soldi ci sono già»

23 Giu 2019 19:27 - di Valerio Falerni
Flat tax

Il governo del cambiamento è anche questo: andare tutti in ordine sparso e lanciare proposte come i turisti lanciano le monetine nella fontana di Trevi, cioè dando le spalle alla vasca. Alla cieca, insomma. E così, se Matteo Salvini chiede di anticipare la manovra finanziaria per il 2020 introducendovi la flat tax «non per tutti, ma per tanti italiani», il M5S si mette subito di traverso: prima con Luigi Di Maio, che giudica la misura “bella e impossibile”, e poi con Alessandro Di Battista, che invece nella proposta leghista fiuta la traccia che porta ad elezioni immediate. Sul punto Salvini non dà però segni di cedimento, neanche di fronte alle perplessità della Ue, sempre più intenzionata ad azionare contro l’Italia la leva della procedura d’infrazione per debito eccessivo: «A Bruxelles si mettano l’animo in pace perché la flat tax si farà», fa sapere il leader leghista dai microfoni di SkyTg24.

Il leghista: «Flat tax subito, non ci sono scuse»

A Di Maio non resta che andare a vedere le carte che ha in mano Salvini. Il capo politico del M5S, spinto pubblicamente anche dal sempre più irrequieto Di Battista, chiede chiarezza sulle coperture. Per la flat tax occorrerebbero 15 miliardi: «Per me – rilancia da Campobasso – si può fare anche domani mattina, ma dove sono le coperture finanziarie?». Ma le coperture per Salvini non sono problema: i 15 miliardi, assicura, «sono già trovati». Del resto, aggiunge, «diminuire le tasse alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori è l’unico modo per far ripartire questo Paese».

Il M5S non regge l’offensiva della Lega

La polemica sulla flat tax cela uno scontro tutto. Salvini usa l’argomento come uno stress-test con cui misurare la capacità di resistenza dei Cinquestelle, in particolare di Di Maio, rispetto ai suoi strappi. D’altra parte anche il ministro dell’Interno ha non pochi problemi: da un lato deve contenere la pressione dei suoi che spingono per una rottura dell’alleanza ed un rapido ritorno alle urne con lui nel ruolo di leader della coalizione con FdI e Forza Italia. Dall’altro è tentato dalla sensazione di un M5S atterrito dalla prospettiva di votare e perciò disponibile a tutto, anche a far passare nella maggioranza giallo-verde soluzioni care all’elettorato di centrodestra. Salvini, del resto, punta agli elettori non certo alle sigle. E la flat tax è solo il primo e più importante tassello di questo complicato puzzle.

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