Gay Pride, c’è chi dice no: il sindaco di Frosinone non concede il patrocinio
Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, non ha concesso il patrocinio del Comune al Gay pride, che si svolgerà domani in città. Per questo i portavoce del movimento lo hanno accusato di «non garantire pari dignità a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del capoluogo ciociaro». «L’assenza del patrocinio, che ricordiamo simboleggia la città e non il colore politico, per noi significa scegliere di non rappresentare le persone lesbiche, gay, bisex e trans», hanno fatto sapere i promotori dell’evento, per i quali evidentemente a pesare è stata l’appartenenza leghista del primo cittadino. Anche Ottaviani, però, ha detto la sua. E il quadro che ne emerge non ha nulla a che fare con la discriminazione. Molto, invece, con il modo in cui si intende stare nella società.
Il sindaco contro «la violenza intellettuale» del Gay Pride
«Il Comune di Frosinone – ha spiegato sulla sua pagina Facebook il primo cittadino – non ha concesso il patrocinio all’evento ludico-culturale della sfilata del Lazio Pride perché non ammette alcuna forma di violenza intellettuale o furbate nei confronti dell’Ente municipale». Ottaviani ha raccontato che dietro la sua scelta l’impossibilità di instaurare un dialogo fruttuoso e costruttivo con l’organizzazione del Gay pride. Il Comune, infatti, si era adoperato per individuare insieme tre possibili percorsi, ma «le indicazioni del Comune non sono state tenute in alcun conto». La stessa data della manifestazione è passata sopra il Municipio: «Abbiamo appreso direttamente dalla stampa – ha raccontato il sindaco – anche il giorno dell’evento».
Da certa sinistra «uno strano concetto di libertà»
«È uno strano concetto di libertà, soprattutto quando muove nella direzione di limitare o anche cancellare i diritti degli altri. La vecchia logica politica di una parte della sinistra che, in modo manicheo, vede il bene solo da una parte e il male solo dall’altra, non funziona nel nostro territorio. Il mondo Lgbt, quello autentico, che non ha bisogno di eccessi per essere fiero della propria identità, è quello che noi apprezziamo e rispettiamo. E, soprattutto, è un’altra cosa. È quello di chi chiede rispetto per i diritti e l’uguaglianza, ma che, per primo – ha sottolineato Ottaviani – rispetta anche i diritti altrui o le norme sulla ordinaria convivenza civile».
L’invito del sindaco: «Uscite dalla vostra enclave culturale»
Il primo cittadino, quindi, non ci sta a che lui e la sua città passino per retrogradi. E «a coloro che sono rimasti prigionieri della propria enclave culturale, giungendo ad affermare che Frosinone dovrebbe evolversi» ha replicato che «dovrebbero farsi un giro per l’Italia ritenuta più avanzata, ove il patrocinio per il Pride non è stato concesso, senza agitare spettri o fantasmi». «Parliamo – ha concluso Ottaviani – di Comuni come Trieste, Rovereto, Varese, Brescia, Genova, la Regione Lombardia, in buona compagnia di amministrazioni da sempre di sinistra, come la Provincia di Trento o la stessa Firenze di Nardella».