Giallo sulla lettera all’Ue, è caccia alla “manina” che ha diffuso la bozza della discordia
Veleni, sospetti e manine misteriose. Il giorno dopo il giallo sulla lettera di risposta all’Ue sui conti pubblici è caccia alla manina misteriosa che ha diffuso il primo testo della missiva, quella con i tagli al welfare che ha fatto infuriare i 5Stelle, poi “rimangiata” e riscritta dal ministro Tria in una giravolta di colpi di teatro e minacce di far saltare il tavolo. L’ultimo casus belli è la cartina al tornasole di un governo ormai allo sbando che viaggia veloce verso un binario morto.
Chi ha diffuso la prima bozza della lettera? Quella che Di Maio giudica inaccettabile accusando di essere stata scritta dal ministro dell’Economia sotto dettatura di Salvini? I soliti funzionari? Un regista occulto? Gli stessi 5Stelle, come accusa la Lega? «Colonnelli incapaci che giocano sulla pelle del paese», si sfoga il sottosegretario Stefano Buffagni, fedelissimo di Di Maio.
Alla fine, al termine di una giornata da psicodramma, con il premier Conte stufo delle risse quotidiane e il Colle in stato di allerta, nella versione finale della missiva ricevuta da Bruxelles poco prima della mezzanotte saltano i riferimenti ai tagli al Welfare, ai risparmi derivanti dall’utilizzo inferiore, rispetto alle stime, del reddito di cittadinanza e di quota 100. Il governo promette che la tassa piatta non sarà in deficit e anticipa «un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie».
Il clima di sospetti però avvelena le stanze di Palazzo Chigi. Quando nel pomeriggio di venerdì inizia a circolare una bozza che prevede tagli, Di Maio grida alla “macelleria sociale” e il Mef si precipita a smentire mentre Salvini sceglie di non intervenire. «La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? Il M5S non ne sa nulla. Non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il reddito né quota 100. Non esiste!», sbotta il vicepremier grillino che chiede un vertice di maggioranza con la Lega il presidente Conte e lo stesso Tria «prima che qualcuno la mandi a Bruxelles». Il Mef smentisce «nella maniera poù categorica che quella diffusa dagli organi di informazion sila la vera lettera». Conte, infuriato per la fuga di notizie, arriva ad annunciare verifiche giudiziali perché il responsabile della “fakenews” sia richiamato alle sue responsabilità, «anche perché la diffusione di testi così delicati può avere ripercussioni sui mercati».
In serata ad avvelenare il clima le parole della vice di Tria, la grillina Laura Castelli; «Mi sorprende la smentita del ministro Tria sulla versione della lettera pubblicata dagli organi di informazione», dichiara il viceministro all’Economia, «anche io ho visto una bozza della lettera che girava con quei contenuti e purtroppo quel passaggio sul taglio al Welfare c’era ancora. Mi rincuora che Conte abbia deciso di correggerne aspetti per noi irricevibili».
In quella bozza si legge che «il governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022». Ed è qui che scoppia la lite. Nella missiva che parte poi da via XX settembre, e indirizzata a Bruxelles, accompagnata da un documento di 50 pagine, quei passaggi sono spariti. Ora la risposta verrà esaminata e servirà alla redazione del rapporto sul debito pubblico italiano, salito nel 2018 al 132,2% del Pil. Mercoledì prossimo il collegio dei commissari approverà le raccomandazioni specifiche per Paese. Ma a Palazzo Chigi l’aria è pesantissima e la pazienza di Conte ai minimi termini.