Guerra aperta tra Salvini e toghe rosse: i giudici pro-migranti mettono a rischio la sicurezza
Sicurezza, botta e riposta a suon di provvedimenti e sentenze tra il Viminale e i togati della giustizia amministrativa: al centro del dissidio giuridicio-istituzionale la decisione del Tar di azzerare l’inibizione per motivi di sicurezza di determinate “zone rosse” a balordi con precedenti penali voluta dal ministero dell’Interno che, adesso, dichiara di voler a sua volta impugnare la sentenza del Tribunale amministrativo contro le aree inibite a violenti e pusher e, più in generale, a tutti i balordi con precedenti penali.
Scontro toghe rosse-Salvini: il Tar boccia le “zone off limits” della direttiva del Viminale
Dunque, da quanto si apprende da fonti del Viminale, il ministero dell’Interno impugnerà la sentenza del Tar di Firenze contro le cosiddette zone rosse ed è pronto a riformulare l’ordinanza per allontanare da alcune aree cittadine balordi e sbandati. Scatterà il ricorso anche contro le sentenze dei tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri. Andando con ordine, allora, si parte dal fatto che il Viminale intende rivolgersi all’Avvocatura dello Stato anche per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l’assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini. È in particolare su questo punto che si soffermano fonti del Viminale in relazione alle sentenze del «Tar di Firenze contro le cosiddette zone rosse» e dei «tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri».
È scontro aperto tra toghe rosse e Ministero su sicurezza e stranieri
Idee espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri, sottolineano fonti del Viminale, come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” o con avvocati dell’Asgi (Associazione studi giuridici per l’immigrazione) che hanno difeso gli immigrati contro il Viminale. Uno dei magistrati in questione, «Luciana Breggia, fanno sapere, è il giudice del Tribunale di Firenze: è stata relatrice della sentenza che ha escluso il ministero dal giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato. In alcuni dibattiti pubblici (come quello organizzato a Firenze l’8 aprile 2019 e disponibile online) ha chiarito la sua idea di immigrazione censurando l’uso della parola ”clandestini” e ha partecipato alla presentazione del libro dell’avvocato dell’Asgi Maurizio Veglio. Titolo: L’attualità del male, la Libia del male è verità processuale». Ed è proprio un altro avvocato dell’Asgi, Noris Morandi, precisano fonti del Viminale, «il legale che ha assistito il cittadino straniero che ha fatto ricorso contro il Viminale e a cui il giudice Breggia ha dato ragione».
Viminale, i magistrati pro-migranti avrebbero dovuto astenersi: ecco perché
Non solo. Alla presentazione del libro, spiegano fonti del Viminale, «la giudice che ha censurato il termine “clandestini” (già coordinatrice della Onlus “Rete per l’ospitalità nel mondo”) era accanto alla portavoce di Mediterranea (quella di Luca Casarini) e al professore Emilio Santoro». Quest’ultimo, in un’intervista, ha definito l’attuale esecutivo «il governo della paura». Santoro è docente ordinario di Filosofia del diritto e Diritto degli stranieri presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze ed è presidente del comitato scientifico del centro di documentazione “L’Altro Diritto”. E, proprio nel polo delle Scienze sociali dell’ateneo toscano, il prossimo 17 giugno, ci sarà il convegno “Le città diseguali. Zone rosse… e zone nere”, con un giornalista di Repubblica e il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, sottolineano ancora fonti del Viminale. Presso il dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze ha sede la redazione della rivista online “Diritto, immigrazione e cittadinanza”, che si erge a difesa «dei diritti, dell’eguaglianza, della integrazione nel rispetto della diversità».
Riviste, libri e seminari riuniscono i militanti contro la direttiva sicurezza del Viminale
Tra coloro che collaborano con la rivista, spiegano fonti del Viminale, «c’è la dottoressa Rosaria Trizzino (che ha appena bocciato le zone rosse in qualità di presidente della seconda sezione del Tar della Toscana), ma anche la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna Matilde Betti, che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri. Uno di questi era difeso dall’avvocato Asgi Nazzarena Zorzella, per anni co-direttrice di “Diritto, immigrazione e cittadinanza” e che ora è nel comitato editoriale dove siede anche il presidente Betti. Nel 2016, Matilde Betti e Nazzarena Zorzella erano state relatrici al seminario “Diritto d’asilo. Dovere d’accoglienza”, organizzato da Asgi, Libera e Magistratura democratica. Pochi giorni fa Asgi (presente sul sito di ”Diritto, immigrazione e cittadinanza” con un link diretto) ha espresso solidarietà al magistrato Breggia dopo che il ministro Salvini aveva detto: «Se un magistrato vuole cambiare le leggi, si candidi». Asgi ha ricordato che la magistratura è indipendente. In ossequio a questa indipendenza, il Viminale sta pensando di rivolgersi ai giudici. Obiettivo, spiegano fonti del Viminale, «valutare se i magistrati di Firenze e Bologna avrebbero dovuto astenersi».