Idranti in carcere contro il detenuto dell’Isis, la direttrice difende gli agenti: basta speculazioni

1 Giu 2019 17:36 - di Redazione

“Tolmezzo, per un’ora sotto gli idranti e lasciato una notte nella cella allagata”. Così il quotidiano Il Dubbio, quotidiano degli avvocati italiani, dava notizia di quanto avvenuto nel carcere di Tolmezzo dove gli agenti di polizia penitenziaria sono stati costretti a ricorrere all’uso degli idranti per placare un detenuto che aveva dato in escandescenze.

La direttrice dell’istituto di pena, Irene Iannucci, è intervenuta per fornire una ricostruzione esatta dell’accaduto, contestando l’incompleta informazione fornita da Il Dubbio e precisando che il detenuto è “Saber Hmidi, detenuto per reati di terrorismo internazionale, appartenente al gruppo islamico ‘Ansar Al Sharia’, collegato all’Isis e sottoposto da 2 anni e mezzo al regime detentivo di cui all’art. 14 bis per i gravi e reiterati comportamenti posti in essere in vari istituti italiani”. 

Fin dal suo arrivo nel carcere di Tolmezzo Saber Hmidi si è distinto per “comportamenti disciplinarmente e penalmente rilevanti, per i quali è stato sanzionato e deferito alla Procura della Repubblica e per i quali si è reso necessario prorogare il suddetto regime speciale”.

L’uso degli idranti è avvenuto in quanto, “a seguito della mancata autorizzazione a passare ad altro detenuto il fornelletto (che gli era stato autorizzato esclusivamente nel mese del Ramadan e soltanto per il tempo strettamente necessario alla cena), Hmidi ha iniziato con inaudita violenza a sbattere contro il muro la porta blindata della propria camera, per circa mezz’ora, senza sosta. Tale comportamento gli consentiva di danneggiare la serratura del blindato, staccare il pesantissimo spioncino e usarlo come ariete sulla serratura del cancello, danneggiandola seriamente. Nel contempo iniziava a utilizzare il fornello per scaldare qualcosa di non meglio definito, ma che si ritiene improbabile, visto il ripetuto disordine creato, che avesse a che fare col cibo. In tale situazione non può non apparire evidente – almeno a chi guardi con occhio privo di preconcetti e a chi conosca la quotidianità del carcere – il grave rischio per l’ordine e la sicurezza, oltre che per la incolumità di tutti i presenti, anche perché una eventuale uscita del detenuto dalla camera avrebbe potuto determinare conseguenze altamente pericolose. Altrettanto pericolosa avrebbe potuto risultare l’eventuale manomissione della serratura e l’impossibilità di apertura della camera nel caso si fosse reso necessario intervenire urgentemente, in quanto dall’interno iniziava a provenire un forte odore di gas”. Gli idranti sono stati usati per 15 minuti e non per 1 ora e e il detenuto non è stato trasferito in un’altra camera “poiché non vi erano le condizioni minime di sicurezza e neppure un numero adeguato di agenti in servizio per affrontare una nuova emergenza, considerata anche l’imprevedibilità del soggetto”.

“Mi piacerebbe far capire – conclude la direttrice della casa circondariale di Tolmezzo – che delegittimare con ricostruzioni incomplete e superficiali l’operato di una istituzione penitenziaria può risultare estremamente pericoloso,soprattutto a fronte delle criticità e difficoltà che ogni giorno, con spirito di abnegazione e senso del dovere, il personale deve affrontare”.

Commenti

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  • Silvia Toresi 2 Giugno 2019

    È una vergogna difendere un appartenente all’Isis!!!

  • Sandy 2 Giugno 2019

    Tagliateli la testa e esponetela su una picca, così questo bastardo non lo manteniamo più.