Il bambino nascerà nel 2020, ma il padre è morto. Il concepimento (in provetta) è di 4 anni fa
Il bambino della coppia, figlio naturale e biologico, nascerà nel 2020, ma il padre del piccolo, che lo aveva concepito 4 anni prima, è morto nel 2019. La storia, raccontata dal nuovo Quotidiano di Puglia, riguarda una donna della provincia di Lecce che ha lottato contro la burocrazia perché l’embrione – fecondato con il seme del marito deceduto per un tumore –non andasse perduto e che, con l’aiuto dell’avvocatessa Tania Rizzo, in due mesi è riuscita a ottenere dal Tribunale di Lecce la sentenza che apre le porte ad una gravidanza postuma, terzo caso in Italia, primo in Puglia.
Il concepimento 4 anni prima, l’embrione crio-conservato. Ma il marito si ammala e muore
La donna vince la causa: potrà darà alla luce il figlio concepito 4 anni fa anche se il coniuge non c’è più
Il nodo da sciogliere per la professionista era rappresentato dal superamento dell’articolo 5 della legge sulla procreazione assistita secondo cui «possono accedere alle tecniche di procreazione assistita coppie maggiorenni entrambi viventi». Per superare questo ostacolo apparentemente insormontabile, l’avvocatessa ha puntato tutto sul riconoscimento di due principi etici: il diritto di ogni donna alla maternità, quello dell’embrione già fecondato che per legge non può essere soppresso e la volontà del padre che prima di morire aveva dimostrato ancora una volta il desiderio di procreazione. Argomenti che hanno convinto la giudice, Maria Gabriella Perrone (terza donna della storia), ad accogliere il ricorso presentato dalla donna riconoscendo, rafforzandoli, gli stessi principi etici su cui si è battuta la donna. Partendo dal presupposto che i due coniugi erano entrambi in vita al momento della procreazione, la sentenza garantisce «il diritto dell’embrione alla vita» e quindi il divieto della sua soppressione, «l’impossibilità del partner di revocare il proprio consenso», infine «il diritto della donna ad ottenere, sempre, il trasferimento degli embrioni crio-conservati». La sentenza, infine, ordina il centro medico all’impianto intrauterino degli embrioni conservati, ricorda l’articolo 8 della stessa legge sulla Pma, che riconosce al nascituro lo status di figlio legittimo. In Italia altri due casi simili si sono registrati a Palermo nel 1999 e a Bologna nel 2010. Questo di Lecce è il terzo.