Il premier Conte come il conte Mascetti: una “supercazzola” ci salverà dalla Ue

17 Giu 2019 17:40 - di Valerio Falerni

Manca solo il famoso «antani come se fosse antani» e la supercazzola sarebbe perfetta senza neanche aggiungere l’ancor più famosa «cappella prematurata con scappellamento a sinistra». La sola differenza è che invece del conte Mascetti di Amici Miei abbiamo il Conte Giuseppe di Palazzo Chigi, che la supercazzola la vorrebbe rifilare addirittura agli eurovolponi che, si sa, in quell’arte sono maestri. La vicenda ruota intorno alla lettera che Conte deve scrivere ai  commissari di Bruxelles in risposta ai loro rilievi circa la situazione dei nostri conti pubblici e sulle misure che intende adottare sia per ridurre il deficit in eccesso – e questo è normale – sia per arrestare la crescita del debito pubblico, e qui invece siamo in presenza di un’assoluta novità. E fosse solo questo.

L’Ue aspetta numeri e Conte risponde con la “supecazzola”

Già perché il premier è nel bel mezzo di una tempesta perfetta: i suoi due vice, Di Maio e Salvini, non solo non accettano strette ai cordoni della borsa, ma teorizzano ulteriori misure creative per finanziare, in deficit, la flat taxIl tutto, mentre sui conti attuali incombe la minaccia della procedura d’infrazione e sulla manovra economica del prossimo anno la mannaia delle clausole di salvaguardia sotto forma di aumento automatico dell’Iva per 23 miliardi di lire. Insomma, un vero Vietnam dal quale Conte spera di uscire, appunto, con la seguente supercazzola: «Dobbiamo smettere di attribuire un primato non tanto all’economia, quanto addirittura alla finanza». Parole da lui stesso definite come «il cuore del messaggio» davanti ai giornalisti che lo hanno seguito a Parigi per il Salone internazionale dell’Aeronautica e dello Spazio.

Il premier: «Basta con il primato della finanza»

Che vuol dire questa supercazzola? Semplice: che «il primato della finanza che non offre chance di crescita all’Europa, una crescita nel segno dello sviluppo sociale, dell’equità, della solidarietà». E ancora: «Dobbiamo scongiurare la procedura d’infrazione ma nello stesso tempo, e qui anche le ragioni della mia lettera, dobbiamo rivendicare un apporto critico da parte dell’Italia: l’Italia si dimostrerà più europeista degli altri Paesi nella misura in cui riuscirà a offrire un contributo critico e a rinnegare quel primato della finanza che negli ultimi anni sta assorbendo tutte le energie del dibattito pubblico». Insomma, proprio come quel fatto lì, sì esatto «antani come se fosse antani». E che Dio ci assista.

 

 

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