Il tumore “uccide” anche la famiglia: la ricerca di un centro d’eccellenza

14 Giu 2019 10:26 - di Milena De Sanctis

Il tumore “uccide” non solo chi è malato. Quando una donna si ammala con lei cade in uno stato di profonda prostrazione anche tutta la famiglia. «Troppo spesso inizia un’odissea, in segreto, in cerca del centro migliore o di una second opinion, i familiari si informano di nascosto o col passaparola. E questo non è giusto». A dirlo all’Adnkronos Salute è Marina Chiara Garassino, responsabile della Struttura semplice di oncologia medica toraco polmonare presso la Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e presidente di Women for Oncology (Wfo), che lancia un appello alle istituzioni per “la presa in carico delle famiglie”, in vista dell’incontro “Donne che curano…la famiglia”, in programma il 17 giugno alla Sala della Regina di Montecitorio, a Roma.

Un appuntamento organizzato da Women for Oncology Italy (Wfo), la rete nata fra le più note oncologhe italiane per dare alle colleghe una consapevolezza più forte del proprio valore professionale e del proprio ruolo, sia in corsia che nella ricerca, per poi trasmetterlo alla collettività tutta. «Favorire la crescita professionale delle donne è il nostro obiettivo, basti pensare che in Europa il 70% degli oncologi è donna, ma nelle posizioni apicali il dato è al di sotto del 10%. Quest’anno il nostro impegno, come associazione, è quello di accendere un faro sulla famiglia, che si ammala quando un paziente si ammala di tumore. E questo
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