Insulti a Falcone e Borsellino, Lucci non si scusa. E il neomelodico… (video)
«Volevo solo dire che io ho parlato e replicato degli sbagli che ho fatto da adolescente e che ho pagato con consapevolezza. Oggi sono una persona diversa grazie alla musica e al pubblico che mi ha reso “Niko Pandetta”. Non ho mai offeso questi due grandi eroi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno dato la propria vita per una giusta lotta. Oggi sono un uomo diverso e canto per essere ogni giorno una persona migliore». Con un post sulla sua pagina facebook, il neomelodico Niko Pandetta, ha preso le distanze dalle frasi sui due giudici uccisi dalla mafia pronunciate nel corso della trasmissione Realiti di Rai2, finite al centro di una bufera politica e mediatica e ora oggetto di un’inchiesta della Procura di Catania.
Gli insulti a Falcone e Borsellino
«Queste persone (Falcone e Borsellino, ndr) che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro», ha detto nel corso del programma Leonardo Zappalà, in arte “Scarface”, mentre Niko Pandetta, nipote del boss ergastolano Salvatore Cappello, aveva spiegato di aver finanziato il suo primo cd con i proventi di una rapina. Affermazioni che hanno destato sconcerto e costretto i vertici Rai, a partire dall’Ad Fabrizio Salini, a scusarsi, anche sull’onda delle polemiche per i mancati controlli.
Lucci: «Nulla di cui scusarmi»
Chi, invece, ritiene di non dover fare ammenda è il conduttore Enrico Lucci. Ospiti a Circo Massimo, su Radio Capital, Lucci ha spiegato che Salini «non ha sbagliato a scursarsi. Lui risponde della Rai, io rispondo di me stesso». «Ho fatto tutto precisamente come andava fatto. Basta guardare la puntata. Cosa che, visti gli ascolti, non ha fatto nessuno», ha detto l’ex Iena, di fatto ammettendo il flop della trasmissione. Il cantante che ha insultato i due giudici, secondo Maria Falcone, andava cacciato dallo studio, ma Lucci non pensa di doversi scusare: «E per quale motivo? Io ho difeso Falcone e Borsellino in tutti i modi, sono fratelli che stanno dentro di noi», ha detto, puntualizzando di non essere un autore e aggiungendo che a suo avviso «il putiferio uscito fuori sia positivo, è compito della tv pubblica raccontare questi fenomeni».
La Procura di Catania apre un’inchiesta
Il caso però è arrivato anche in Procura: a Catania è stata aperta un’inchiesta, al momento senza indagati. Titolare del fascicolo è il procuratore aggiunto Carmelo Petralia, che ha delegato le indagini alla Polizia Postale di Catania, che dovrà acquisire i video della trasmissione. Al centro dell’inchiesta proprio le dichiarazioni di due cantanti neomelodici.