La procura chiede il rinvio a giudizio per 63 persone legate ai Casamonica
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 63 persone legate ai Casamonica. Il pm Giovanni Musarò ipotizza accuse che vanno dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura, la detenzione illegale di armi. L’udienza preliminare sarà fissata nelle prossime settimane. Nei confronti del clan Casamonica “c’è stata sottovalutazione per troppo tempo”. Lo ha detto ieri Giuseppe Governale, direttore della Direzione investigativa antimafia, intervenuto alla presentazione del libro Casamonica: la storia segreta, di Floriana Bulfon, al Senato. Secondo Governale parlare dei Casamonica non significa parlare solo di una organizzazione criminale ma “di una struttura con una propria micro-cultura e una serie di caratteristiche spesso banalizzate, edulcorate e non valutate appieno”. Lo stesso “Casamonica style”, ha sottolineato Governale, non va banalizzato perché per loro è strettamente legato a un “senso di appartenenza”. “Il modello Casamonica si rivela vincente – ha spiegato Governale – vogliono rispetto e incutono timore. Dal prestito di soldi a scrocco si insinuano in maniera credibile e performante nel traffico di stupefacenti”. “Sfruttano il vincolo associativo, la forza dell’intimidazione e l’omertà”, ha osservato il direttore della Dia.
“Numericamente parlando i vari Casamonica, Spada, Fasciani, Di Silvio non sono immensi, ma ben strutturati e straordinariamente sottovalutati”. Lo ha detto Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia intervenuto al Senato insieme al direttore della Dia Giuseppe Governale e al presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato Pierpaolo Sileri alla presentazione del libro. “Se noi costruiamo gli spazi in cui vivono gli uomini in una prospettiva di ghettizzazione, come possiamo poi parlare di integrazione e interazione? – si è domandato Morra – Tuttavia in molte città e particolarmente Roma c’è un modello urbano in cui si è voluto mantenere un classismo che nessuno nei fatti evoca, ma che in verità fonda il nostro vivere quotidiano”. Morra ha poi sottolineato l’importanza della cultura della legalità: “La battaglia si deve combattere in tutte le agenzie formative. Questo libro andrebbe proposto dappertutto e specialmente laddove vivono i giovani”.