L’altolà di Toti a Berlusconi: «O si cambia davvero o il mio compito finisce qui»

27 Giu 2019 18:26 - di Stefania Campitelli

«Non si può pensare di fare un passo avanti e tre indietro, congelando tutto fino alla fine dell’anno: la politica non lo consente, i numeri non lo consentono, la situazione della politica del partito non lo consente». Parole dure quelle di Giovanni Toti a solo una settimana della nomina a coordinatore di Forza Italia in tandem con Mara Carfagna. Un mossa rischiosa quella del Cavaliere visto che il governatore ligure, che in molti davano già sulla porta di casa, non intende mettere la faccia su un binario morto.

L’altolà di Toti: o si cambia o finisce qui

«Ho accettato un incarico dal presidente Berlusconi per fare un percorso ben preciso – scandisce Toti – che prevede nelle prossime settimane un cambiamento generale di quel partito, che deve aprire i propri confini, prepararsi a delle primarie aperte a tutti quelli che vi vogliono partecipare, trasformarsi in una piattaforma per tutti i liberali, i moderati e i riformisti di questo Paese che devono poter sentirsi a casa». Se così non fosse l’avventura si chiude. E lo dice chiaramente con una metafora storica: «Prima si è parlato di rinnovare tutto e poi ieri è andato in scena il Congresso di Vienna…», spiega amareggiato per fotografare l’ennesimo stallo in casa azzurra dopo lo strappo sulle primarie al vertice di palazzo Grazioli. «C’è un rischio serio di rottura – avverte – e si interrompe quel percorso politico iniziato una settimana fa che prevedeva l’assunzione di responsabilità mia e di Mara per traghettare il partito verso un rinnovamento totale di metodo e strategia».

L’autoconservazione equilvale al decesso

Un percorso, ricorda Toti ai più distratti, che puntava a «riportare Forza Italia a una stagione congressuale aperta, trasformandola cioè, in una piattaforma unificante per tutto quel polo moderato, liberale e riformista oggi sparpagliato». Ma soprattutto un restyling profondo del partito archiviando le vecchie rendite di posizione. «Se vogliamo andare avanti su questa strada, io ci sono e ci provo: ma vuol dire che nei prossimi dieci giorni si indicono le date delle primarie, si allargano i coordinamenti regionali in commissione di garanzia, si insedia il tavolo delle regole che stabilisce appunto quelle regole, si lavora a luglio e ci si prepara a una campagna congressuale vera per settembre, chiedendo a tutti gli amici, quelli che sono dentro e quei molti, la maggior parte, che sono fuori, di venire e di partecipare a questo mondo». Parole inequivocabili. «Il problema è che l’autoconservazione in questo caso equivale al decesso… Mi auguro che non ci sia qualcuno così attaccato al proprio posto da preferire la morte collettiva al fatto di mettersi in gioco», è l’ultimo fendente lanciato al Cavaliere che ha ribadito di restare alla guida del partito.

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