Lerner fa flop e offende: «Non sono una maschera come Travaglio e Sallusti»
Gad Lerner ha fatto il percorso del gambero, all’indietro, con il suo programma su Rai3 “L’approdo”, partendo col vento in poppa grazie una puntata tutta contro la L, ma poi rallentando e poi lunedì registeando un netto calo. La il conduttore è felice lo stesso: «Sono molto soddisfatto degli ascolti delle tre puntate già andate in onda de ‘L’approdo’, soprattutto in relazione al traino che avevano in prima serata, fondamentale per una trasmissione che va in onda in seconda serata», il lunedì su Rai3. Il traino a cui si riferisce Lerner non è Salvini nelle dichiarazioni del conduttore: «Le prime due avevano l’ottimo traino di ‘Report’, in onda in prima serata, e sono riuscite a mantenere largamente quelle quote. La terza puntata – prosegue Lerner – è stata preceduta da una trasmissione con uno share leggermente più basso del nostro e comunque ha fidelizzato gli spettatori. Sono molto soddisfatto anche perchè questi ascolti li ha avuti un programma che è decisamente controcorrente». Contento lui. Chissà se sarà contenta la Rai.
Lerner fa la vittima
La prima puntata di L’Approdo, il 3 giugno, aveva incassato 1 milione 174mila spettatori e share del 7,4%, calando, lunedì 17 giugno, a 608mila spettatori con il 4,3% di share. Il traino questa volta più “scarso” – lamenta Lerner – è di ‘Prima dell’Alba’ di Salvo Sottile, visto da 897mila spettatori con il 4,2% di share. E’ veramente singolare che il conduttore addebiti il successo e l’insuccesso ai traini più o meno forti e non ai contenuti del suo programma. Veramente singolare. Gli chiedono, e non tanto maliziosamente, ma basandosi sui dati di fatto: non è che a fare la differenza può avere contribuito la polemica anti Salvini , il botta e risposta con il ministro prima del debutto del programma?, una ‘spinta’ poi venuta a mancare alla seconda e alla terza puntata?
L’offesa ai colleghi
Lerner per tutta risposta non si pone affatto il problema e inizia a piagnucolare di essere stato vittima «di una campagna ostile sui miei compensi e sul costo della trasmissione». Aggiungendo di avere «lavorato a lungo per queste cinque trasmissioni e certo non ho parametrato gli argomenti sull’attenzione o meno che Salvini avrebbe potuto dedicarmi. Mantengo la mia idea di una televisione che non si deve improvvisare». Poi parte l’attacco che non ti aspetti agli altri colleghi sparsi nelle tv. Ed anche con toni irriguardosi. «L’Approdo – rivendica- vuole essere decisamente altro rispetto ai talk che si basano sulla ripetitività, che traggono forza dal dare al pubblico personaggi che già conoscono, come i soliti Travaglio, Sallusti, Cacciari, Belpietro, quasi come maschere della commedia dell’arte, costruendo un senso di abitudine che è anche confortevole. Non voglio intromettermi nelle scelte dei conduttori di queste trasmissioni. ‘L’approdo‘ ha un intento diverso». Bel siluro…