Lo “sblocca-cantieri” passa al Senato. Toninelli esulta, ma Cantone lo gela
Lo “sblocca-cantieri” passa l’esame del Senato: l’assemblea di Palazzo Madama lo ha approvato con 142 voti a favore, 94 contrari e e 17 astenuti. Ora il provvedimento passa alla Camera per la definitiva approvazione. È il primo effetto della ritrovata unità d’intenti del governo giallo-verde. Anzi, è il primo provvedimento che certifica l’egemonia leghista all’interno dell’esecutivo. Non sfugge a nessuno, infatti, che lo “sblocca-cantieri” è stato oggetto di una lunga contesa tra Salvini e Di Maio. I leghisti ne hanno fatto addirittura una questione di vita o di morte, del governo ovviamente. Per una volta, quindi, ha ragione persino il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli quando ha definito lo “sblocca cantieri” come un «vero e proprio giro di boa». Ne ha un po’ meno quando ha aggiunto che «il fatto che l’abbiamo passato con successo dimostra la nostra solidità politica su un esame importante».
Lo “sblocca-cantieri” approvato con 142 “sì”, 94 “no” e 17 astenuti
L’esultanza di Toninelli, in teoria il ministro proponente, è una cortina fumogena innalzata proprio per offuscare il successo leghista e ritagliare un attimo di gloria anche al M5S, che in realtà il provvedimento l’ha subito. E si può già scommettere che l’idillio non durerà a lungo. Le modifiche imposte dalla Lega allo “sblocca-cantieri” sono indigeste a molti parlamentari grillini, soprattutto a quelli che orbitano intorno al presidente della Camera, Roberto Fico.
L’Anac: «Il Codice degli appalti ora è figlio di nessuno»
Soprattutto ora che a stretto giro di posta è arrivata la netta presa di posizione del presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone: «Non credo di sbagliare – ha infatti sostenuto il capo dell’Anac nella sua relazione annuale alla Camera – nel dire che quanto accaduto su quel testo non ha molti precedenti nella storia del nostro Paese: adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all’altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo». Cantone non ha negato le «criticità» legate a quel testo, ma – ha spiegato – «ciò è dovuto soprattutto al fatto che è stato attuato solo in parte, mentre i suoi aspetti più qualificanti (la riduzione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara estratti a sorte, il rating d’impresa) sono rimasti sulla carta».