Lo spread vola sopra i 290 punti, crisi di governo più vicina. Le preoccupazioni di Mattarella
Spread in rialzo in avvio di scambi sui mercati nella settimana in cui si attende la risposta della Ue all’Italia sulla lettera di rassicurazione inviata dal nostro governo. Il differenziale di rendimento tra il decennale italiano e tedesco, che venerdì aveva chiuso a 287 punti base, si allarga a 290 punti base, dopo aver toccato un massimo di 292 punti. Il rendimento del Btp si attesta così al 2,68%. Un rialzo che preoccupa la politica e così ogni giorno che passa la crisi di governo sembra farsi più vicina. Secondo indiscrezioni, Sergio Mattarella pare si stia già attrezzando per affrontare una simile eventualità. Per il Capo dello Stato l’approvazione della manovra economica in autunno con un governo stabile e solido è una priorità assoluta. In ballo c’è la tenuta dei conti pubblici e soprattutto è fondamentale evitare l’esercizio provvisorio. Per il Colle è dunque meglio andare alle urne a settembre piuttosto che arrivare al default.
Mattarella e la lettera Ue
Il quadro, visto dalla prospettiva del Quirinale, come ricostruisce il Giornale, è precipitato venerdì, dopo la lettera Ue di richiamo sui conti pubblici e il tentennamento dell’Italia. Mattarella subito dopo ha avuto contatti interni e internazionali “ad altissimo livello”, forse con Draghi e con Visco. La situazione è apparsa tutt’altro che tranquilla. A livello europeo l’orientamento è quello di prendere le distanze dall’Italia. Come si legge sempre sul Giornale, è stato spiegato a Mattarella che ormai è più facile piazzare i titoli di Stato greci che i nostri, che non si riusce a frenare lo spread, che i Paesi del nord, Olanda in prima fila, hanno diffidato Juncker a stringere accordi con l’Italia, che durante il vertice nessuno ha voluto fare incontri bilaterali con Roma. Insomma la situazione è tutt’altro che tranquilla.
Gli scenari possibili
Mattarella ha quindi davanti due possibili scenari. Il primo è il voto a settembre, nella seconda metà del mese. Le Camere dovranno essere sciolte nella seconda metà di luglio: dopo il voto sarebbe cura del nuovo governo varare una finanziaria. Questo è lo scenario più accreditato anche da Mattarella. Il secondo è meno probabile ed è quello che sia il governo gialloverde ad accollarsi la manovra, come ultimo atto prima di far calare il sipario sulla strana collaborazione Lega-M5S. Ma per farlo dovrebbero smettere di litigare, ipotesi anche questa che appare impossibile. Quindi quando il governo getterà la spugna, Mattarella tenterà l’ultima mediazione per non lasciare nulla di intentato. Poi, darà il via alle consultazioni: saranno incontri-flash, perché Mattarella ha capito che nell’attuale Parlamento non esiste una maggioranza alternativa a quella gialloverde. Quindi, subito dopo l’unica possibilità è quella di ridare la parola ai cittadini.