L’ombra di Mattarella su Conte, il retroscena: “Era tutto concordato”
C’é l’ombra di Sergio Matterella dietro l’ultimatum del premier ai suoi viceministri. I quirinalisti si sono scatenati. Giuseppe Conte ha provato a uscire dall’angolo evocando il ruolo personale e politico che il Capo dello Stato ha avuto per lui in questi mesi convulsi di governo. Il riferimento a metà del suo discorso, è stato chiaro. «Se non ci fosse una chiara assunzione di responsabilità e se i comportamenti non fossero conseguenti, molto semplicemente rimetterò il mio mandato nelle mani del presidente della Repubblica che ringrazio per consigli che mi ha sempre dato». Conte ha insistito in questo passaggio esprimendo «stima» nei suoi confronti e ringraziandolo «per il sostegno e i consigli del quale mi ha voluto onorare». E cita l’ intera formula con cui, diventando premier, ha giurato nelle mani di Mattarella. «Pur consapevole di esser privo di una mia forza politica», ha detto, «ho ritenuto di poter attingere la mia forza dall’articolo 95 della Costituzione». Quello che indica funzioni e poteri del presidente del Consiglio. Una scelta, quella di affidarsi alla Costituzione, maturata anche negli incontri dei giorni scorsi con Mattarella. Non si tratta solo di garbo istituzionale.
Quirinalisti al lavoro
L’idea che il discorso di Conte sia stato ispirato dal Quirinale è una ipotesi che è nell’ordine delle cose. Nella mattinata Mattarella da Palermo, dove era in visita per celebrare i 110 anni della Federazione italiana scherma, avea usato appunto un metafora sportiva per adombrare non tanto velatamente la “partita” di governo in atto tra i due “contendenti” Salvini e Di Maio. Lo scrive il quirinalista del Corriere Marzio Breda: «la scherma è uno sport in cui gli atleti si rendono conto che la prestazione che offrono agli appassionati è realizzata insieme all’avversario e, quindi, con rispetto nei confronti dell’avversario», ha dichiarato Mattarella. Non è un caso, commenta l’editorialista che valori come «lealtà, rispetto, gioco pulito siano stati evocati nello stesso giorno in ambiti tanto diversi» dal Capo dello Stato e dal premier. Conte, scrive Breda, «in modo informale si è limitato ad avvisare Mattarella della sua iniziativa. E Mattarella ne ha preso atto, cofermanogli sostegno».
L’incubo di Mattarella
Il Quirinale sente fortissima l’urgenza di un chiarimento all’interno del governo e di una sua ripartenza. Alle liti dei due “schermidori” c’è solo una soluzione. Anzi due, spiegano i quirinalisti. Il capo dello Stato ha un “incubo” assoluto, che venga approvata una manovra il prossimo autunno con un governo solido, ben in sella. In ballo c’è la tenuta dei conti pubblici e soprattutto è fondamentale evitare l’esercizio provvisorio. La preoccupazione di Sergio Mattarella per la prossima legge di Bilancio è cosa nota del resto.
Due scenari
Mattarella si trova davanti a due possibili scenari. Il primo è anche quello più probabile: voto a settembre, nella seconda metà del mese. Per ffar questo le Camere dovranno essere sciolte nella seconda metà di luglio: dopo il voto sarebbe cura del nuovo governo varare una finanziaria che certo non sarà tenera. Il secondo scenario è invece che sia il governo gialloverde ad accollarsi la manovra, come ultimo atto prima di far calare il sipario sulla coabitazione Lega-M5s. Ma realisticamente la situazione appare ingestibile all’interno di una maggioranza in cui lo scontro è all’ordine del giorno. Pertanto il voto a settembre sembra essere lo scenario più verosimile. Ce li vedete Salvini e Di Maio, usi a promettere mari e monti, intestarsi una manovra dolorosissima?…