L’ultima sentenza-scandalo: picchiava la moglie, il giudice gli affida il figlio
«È irrilevante». Questo quanto ritiene la giudice del tribunale di Padova della condanna penale di un imprenditore dichiarato colpevole in due gradi di giudizio di violenza e lesioni contro l’ex moglie, maltrattamenti in famiglia e violenza assistita. È così “irrilevante” che la giudice ha deciso, un anno dopo quella condanna, di affidare proprio a lui il figlio della coppia. Secondo quanto riporta il Corriere del Veneto, il padre, nonostante quanto accaduto in passato, è da ritenersi, a giudizio dei giudici, “figura maggiormente idonea a garantire stabilità emotiva e accudimento del minore”. La mamma è stata definita “personalità borderline”: ora ha fatto ricorso in appello e l’udienza è stata fissata per il 1 luglio. L’uomo era stato condannato, ricorda il quotidiano, per aver massacrato di botte (con lesioni anche permanenti), insultato, minacciato, demolito psicologicamente, isolato, tenuto senza soldi e senza cibo l’ex moglie, con l’aggravante di averlo fatto sempre alla presenza dei figli minori (violenza assistita).
Nella sentenza sull’affidamento del figlio minore, la mamma è stata definita borderline senza che le venisse fatto un test specifico, basandosi su una Ctu (richiesta tra l’altro dalla signora) che avrebbe dovuto valutare la capacità genitoriale di entrambi i genitori. «Un decreto senza precedenti in Italia», tuona il Centro Veneto Progetti Donna Onlus, il Centro Antiviolenza Veneto, la cui denuncia è stata immediata. «Non si è mai visto che in un decreto per l’affidamento di un minore non si tenga conto di una doppia condanna penale per violenza», spiegano al quotidiano gli esperti del Centro. E indubbiamente la decisione del tribunale di Padova è destinata a far discutere.