M5S in rivolta contro Di Battista: «Non vogliamo vederlo, ci tratta da imbecilli»
Sale la tensione all’interno del Movimento 5 Stelle. E il convitato di pietra, oggetto di commenti al vetriolo da parte dei compagni di partito, è sempre lui, Alessandro Di Battista. Il rapporto tra l’ex parlamentare romano e gli eletti è andato logorandosi nelle ultime settimane. Complici sono state le bordate sparate da Dibba nel suo libro. Ma sono alcune chat a testimoniare come la truppa parlamentare sia ormai entrata in rotta di collisione con Di Battista: una frattura che giorno dopo giorno appare sempre più difficile da sanare.
Frasi di fuoco contro Di Battista
«Ormai alla Camera non vogliono più sentir parlare di lui», spiega off the records un grillino di lungo corso. L’insofferenza nei confronti dell’ex deputato viene descritta come «quasi unanime». E c’è chi, apprende l’Adnkronos, si spinge a invocare una sorta di “Daspo” per Di Battista, suggerendo ai vertici l’idea di non ammetterlo più alle assemblee congiunte: «Non vogliamo più vederlo dentro questo Palazzo, alle nostre riunioni». L’accusa, pesante, lanciata in chat da diversi eletti, è che l’ex membro del direttorio pentastellato abbia voluto partecipare all’ultima riunione alla Camera (era il 29 maggio) «per condire il suo libro con particolari piccanti». «Sta facendo tutto questo per sé, per il suo libro e per fare le scarpe a Di Maio».
“Cerchi lavoro altrove”
Di Battista, è il ragionamento, attaccherebbe deputati e senatori per accrescere il proprio consenso al di fuori del Palazzo, tra gli attivisti che ancora oggi guardano a lui come figura di riferimento. Il malcontento serpeggia soprattutto tra i parlamentari alla prima legislatura: «Alessandro ci tratta da imbecilli spingi-pulsanti», è uno dei tanti commenti al veleno che rimbalzano in queste ore. Davide Galantino, in chiaro, non le manda a dire: «Chi non vede l’ora che il governo caschi, dovrebbe cercare lavoro altrove».
C’è chi crede che sia una messinscena
Con un lungo post su Facebook il leader del Movimento, Luigi Di Maio, ha provato a serrare i ranghi lanciando un messaggio ai dissidenti: «Ognuno stia al suo posto. Se qualcuno destabilizza il M5S con dichiarazioni, eventi, libri, destabilizza anche la capacità del Movimento di orientare le scelte di governo». Tra gli eletti non manca chi si rifiuta di credere allo screzio tra i due ex “gemelli del gol” del Movimento 5 Stelle, bollando la loro diatriba come una sorta di messinscena. «Mi sembra costruita, poliziotto buono poliziotto cattivo… per dare voce a tutte le anime del Movimento», è l’opinione del senatore Alberto Airola.