Nel risiko delle nomine Ue strada in salita. Ci teniamo Juncker almeno fino a febbraio

16 Giu 2019 20:08 - di Redazione
Il risiko delle nomine al via, ma le strategie e i percorsi per arrivare ad attuarle sono ancora incognite a cui dare valore ed entità precise. Una strada ancora tutta in salita, insomma, quella che dovrà definire chi dovrà sovrintendere alle principali istituzioni Ue per i prossimi anni, in cui il tragitto rischia di essere accidentato e dove le bandiere da issare per le possibili alleanze a geometria variabile – tra l’altro, la prossima settimana sarà molto importante anche per il futuro europeo dei 5 Stelle. Che finora, per mancanza di alleati, non sono riusciti a formare un gruppo parlamentare e che rischiano quindi la marginalizzazione –sono ancora tutte da piazzare: o almeno così si presenta lo scacchiere su cui giovedì e venerdì prossimi vertici e burocrati di Bruxelles,e i leader dei 28 Paesi dell’Unione, muoveranno le loro pedine per dare scacco ai competitor e affrontare l’agone delle nomine.

Nel risiko delle nomine Ue tutto è ancora in fieri, ma c’è una (agognata) certezza: Juncker avrà un successore

L’obiettivo del summit – e l’impresa più ardua e attesa da seguire – è quella della conquista della casella da parte di colui che andrà a rimpiazzare Jean-Claude Juncker al vertice della Commissione europea. I giochi sono aperti e l’attesa del verdetto alza la temperatura delle polemiche vertiginosamente, ma la situazione è talmente incerta che l’esecutivo comunitario ha messo le mani avanti chiedendo ai componenti dei gabinetti degli attuali commissari la disponibilità a restare fino al prossimo febbraio nel caso in cui la nuova Commissione non riuscisse, per qualsiasi motivo, a insediarsi alla scadenza fissata del primo novembre. Non solo: a dettare i tempi del negoziato non c’è però esclusivamente la nomina del successore di Juncker: come anticipato, infatti, la prima scadenza in calendario è fissata per il 2 luglio, quando il nuovo Parlamento europeo dovrà eleggere il suo presidente. Sarebbe a dir poco inconsueto, infatti, che si arrivasse al voto senza una “indicazione politica” proveniente dai leader dei 28, specie considerando che la scelta dei cosiddetti “top job” (Commissione, Consiglio, Pe, Bce e Alto rappresentante) dovrebbe garantire un equilibrio complessivo tra criteri politici, geografici e di genere. insomma, le caselle sono tutte di primaria importanza e tutte da riempire: e dietro le quinte i lavori fervono alacremente.

Nelle nomine per gli alti incarichi Ue, la Merkel potrebbe avere la guida dell’esecutivo o del Consiglio

Un dato però è già certo sin d’ora: al momento, nell’ampia rosa di nomi che circolano per gli alti incarichi Ue non figura nessun italiano (mentre ad oggi, tre su cinque sono ricoperti da connazionali). Una delle poche certezze è l’opposizione di diversi Paesi – in testa a tutti la Francia – allo Spitzenkanidat Manfred Weber (Ppe) per la Commissione. Di sicuro, se Angela Merkel fosse disponibile, potrebbe ottenere la guida dell’esecutivo o del Consiglio. Mentre la candidatura del tedesco Jens Weidmann alla Bce crea preoccupazioni non solo all’Italia, focalizzata ora su un duplice obiettivo: evitare la procedura d’infrazione e ottenere un portafoglio di rilievo in Commissione (commercio, concorrenza, bilancio). infine, va detto che a rientrare nel risiko del toto nomine per i “top job” figurano personaggi quali Michel Barnier, Christine Lagarde, Guy Verofhstadt, Olli Rehn, Dalia Grybauskaite, ed altri ancora. La situazione è però tale che in molti – nonostante il vorticoso giro di contatti in corso tra le cancellerie – scommettono su una convocazione di un nuovo vertice prima del 2 luglio. Memori anche del fatto che cinque anni fa, a fronte di una quadro generale più chiaro e semplice (Juncker era lo Spitzenkadidat del Ppe e non bisognava scegliere il presidente della Bce) solo il 30 agosto si arrivò a completare il quadro delle nomine…

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  • Giuseppe Tolu 17 Giugno 2019

    Hai voglia di comprar vino e alcolici vari, a nostre spese, a questo @lcolizzato