Nomine Ue, fumata nera. Macron e Merkel bruciano uno il candidato dell’altro
Fumata nera sulle nomine della commissione Ue: tutto rinviato al 30 giugno e a un vertice straordinario che dovrà almeno provare a stilare un palmares. Per ora, però, niente di fatto al summit dei leader europei sulle nomine dei vertici dell’Unione. Così i capi di Stato e di governo dell’Ue si riuniranno di nuovo domenica 30 giugno a Bruxelles, dalle 18, ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rientrato a tarda notte all’hotel Amigo. «Purtroppo dobbiamo stare lì e dobbiamo chiudere. Il 30 facciamo l’alba sicuro, venite riposati», ha detto il premier ai giornalisti, affermando che nella riunione del Consiglio europeo sulle nomine «abbiamo dato mandato a Donald Tusk di ritornare a parlare con i rappresentanti in Parlamento per superare il criterio» degli Spitzenkandidaten, cioè i candidati di punta indicati dai partiti per la presidenza della Commissione europea.
Nulla di fatto per le nomine Ue: braccio di ferro Macron-Merkel
«Se avessimo proceduto stasera brutalmente – ha aggiunto Conte – poi avremmo rischiato di trovarci a mal partito in Parlamento, dove serve la maggioranza. Adesso Tusk, che è un presidente di grande esperienza, deve condurre questa interlocuzione con il Parlamento per superare il dispiacere dell’Aula per il fatto che il principio degli Spitzenkandidaten sia superato. Una volta superato, poi ritorniamo da noi e scegliamo», conclude. Bocce ferme, dunque: al momento nessuno dei tre spitzenkandidaten gode del consenso necessario tra i 28 leader Ue per assumere quell’incarico, ha sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron, parlando nella notte. «I tre spitzenkandidaten, i tre nomi sono stati testati dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – ha detto Macron – e lui ha valutato di non aver trovato la maggioranza su nessuno di questi tre nomi». Né sul candidato tedesco, il popolare Manfred Weber; né sul socialista olandese Frans Timmermans, nè tantomeno sul liberale danese Margrethe Vestager. In particolare, in una sorta di testa a testa,m o di braccio di ferro che dir si voglia tra il leader tedesco e quello francese, Macron ha sottolineato come «sia apparso chiaramente che non c’è alcuna maggioranza per Weber», il candidato della cancelliera tedesca Angela Merkel. Tanto da essere chiamato in causa, Macron, e da da dover rispondere a una domanda sulle tensioni tra Parigi e Berlino sul tema: «Io non ho nulla contro una candidatura tedesca, l’ho detto e non è uno scherzo, se la cancelliera fosse candidata, la sosterrei, perché penso che abbia le qualità e le competenze per essere un bravo presidente della Commissione. Non è quello che vuole lei e la rispetto».
Salta il principio del candidato di punta: uno brucia il nome dell’altro
Dunque, a conti fatti sembra proprio comunque che a far «saltare» il principio degli Spitzenkandidaten sia stata «l’impulsività di alcuni protagonisti delle trattative», ha spiegato Conte. Nella riunione a cena «non abbiamo fatto nomi, perché li avremmo bruciati. A quel punto, quando il criterio dello Spitzenkandidat non va, allora…». Ad affossare il principio sono stati i veti incrociati tra i partiti: «È chiaro – ha sostenuto quindi il premier Conte commentando la vicenda – che il principio degli Spitzenkandidaten salta: perché se non va bene Manfred Weber, allora non va bene Frans Timmermans e neppure Margrethe Vestager», perché ciascuno brucia i candidati dell’altro. «Se vogliamo ricostruirla – ha aggiunto senza scendere troppo nei dettagli – c’è una certa impulsività, da parte di alcuni, nell’approcciare e affrontare il tema delle nomine. Questa impulsività e queste reazioni un po’ impulsive hanno condotto e stanno portando a far saltare il criterio degli Spitzenkandidaten. È chiaro – ha quindi concluso Conte – che nel momento in cui, anziché giocare con un certo fair play, dici brutalmente “no, questo no”, allora gli altri ti dicono che neanche il tuo va bene. Ora il problema è che il criterio è quello preferito dal Parlamento, bisogna andarci cauti». Ma in fondo, il flop del principio degli Spitzenkandidaten, oltre ad essere quello che si augurava anche il premier italiano, offre comunque una prospettiva migliore anche per quelli che dovrebbero essere i nostri interessi in quanto, a questo punto, rilancia Conte, «valutiamo le personalità». E, soprattutto, una persona che veda le criticità che questa casa comune ha e da tempo, e non di qualcuno che. come ha detto provocatoriamente lo stesso Conte, «stia lì appollaiato solo perché espressione di una famiglia e di un’affiliazione»…