Ora qualcuno deve pagare per una morte a 26 anni all’Universita’ di Roma
Fateci sapere chi pagherà. Perché la morte di Francesco Ginese, 26 anni, qualcuno ce la deve avere sulla coscienza.
Certo, lui, non doveva avventurarsi su quella cancellata che l’ha infilzato atrocemente. Ma alla morte ce l’hanno accompagnato i padroni clandestini dell’Università La Sapienza. I cantori dell’illegalita’. I ribelli con i quattrini altrui.
E’ una storia orrenda quella che ha visto andarsene Francesco. Che veniva da Foggia, a cercare la speranza, come tanto tempo fa “quelli del sud”.
C’era il rave, la festa. Tutto rigorosamente illegale. Tutto già segnalato e denunciato dal Rettore Eugenio Gaudio. Tutto a pagamento nel disprezzo della legge e ovviamente del fisco. “Sapienza Porto Aperto” era l’eloquente titolo della Notte Bianca all’Universita’ di Roma non autorizzata da nessuno.
La fine di quei soldi
Si pagava un ticket d’ingresso e la motivazione stava ben scritta nella pagina Facebook dell’evento: “Per sostenere le spese legali dei movimenti studenteschi”. Quanto sfoggio di plurale, chissà quante sono queste spese, chissà quanti sono questi movimenti.
La devono pagare questa vita distrutta così presto. La devono pagare quelli che non sono intervenuti a seguito della segnalazione del Rettore. In questura, in procura, chi se ne è fregato di un evento abusivo nell’ateneo storico della Capitale? Si può organizzare impunemente un rave abusivo in Accademia? Quei superalcolici in vendita… e chissà quanta droga…
La reazione di Fratelli d’Italia
Reagisce duramente Fratelli d’Italia, con diversi suoi parlamentari indignati e la sua organizzazione universitaria, con la sua leader Giorgia Meloni. Dichiara la protesta anche la capogruppo di Fi al Senato Bernini. Da sinistra qualche flebile voce. Dal governo il solito “non è possibile” del ministro Bussetti. È stato possibilissimo invece, eccellenza…
Ma la gravità di quanto accaduto non si traduce in azione politica corale. Quasi che di Francesco Ginese ci si debba dimenticare alla svelta. “L’abbiamo fatta grossa, sbrighiamoci con la polvere sotto il tappeto”.
E invece no. A 26 anni, se si muore, non basta quella maledetta cancellata a giustificare la fine di un giovanissimo. C’è il raduno illegale, l’utilizzo non autorizzato di un bene comune e pubblico, l’assenza di ogni rispetto delle norme sulla sicurezza, l’ateneo in ostaggio dei soliti centri sociali che pretendono di dominare incontrastati.
La denuncia del Rettore
Sapienza Porto Aperto è un grido di guerra, è politica, è conflitto. Ma lo fanno con strutture che non sono loro.
A fine maggio Eugenio Gaudio era stato esplicito col Messaggero. Perché gli spazi all’interno della Sapienza vengono concessi in base “a norme approvate con i rappresentati degli studenti, risultato di decisioni collegiali, prese dagli organi di governo dopo un’approfondita meditazione. E, ovviamente, è vietato vendere alcolici o pretendere il pagamento di un biglietto di ingresso. Noi non siamo al di fuori di queste leggi”.
“Il sospetto che viene – aveva aggiunto – è che si pensi di fare un’operazione che di culturale non ha nulla, visto che viene richiesto il pagamento di un biglietto di ingresso. Insomma: qui non siamo di fronte ad una normale serata tra studenti, ma c’è qualche interesse dietro”.
Se un Rettore si pronuncia così ben prima di quel che è accaduto, chi ha sottovalutato deve pagare. Perché magari quel ragazzo il weekend lo avrebbe trascorso al mare, anziché tornarsene al Creatore.
Vi ho segnalato fatti simili che accadono nell’Università “Federico II” di Napoli: alcune aule in via Mezzocannone sono “autogestite” per svolgere attività di imprese probabilmente senza rispettare regole sanitarie e obblighi fiscali. Insomma, locali pubblici e ricavi privati!
Grazie dell’opportunità che mi date per commentare,dato che sono pratico,ho visto la cancellata che non è a norma.le stecche hanno la punta ,ora non è più concesso deve essere arrotondata,giusto appunto per evitare che succedano questi guai,ESISTE UN GIUDICE A ROMA?